giovedì 5 luglio 2007

2004 11 09 - lettera Ultima Crociata

Egregio Direttore de “L’Ultima Crociata”
leggendo l’editoriale sul “Bus de la Lum” mi sono ritrovato citato.
Ricordo ancora i racconti di mio padre, prof. Lino Franco, volontario a 17 anni della X Mas, battaglione Barbarigo, combattente ad Anzio/Nettuno, uomo di forte personalità che nel dopoguerra si dedicò a riunire politicamente i sopravvissuti, ma soprattutto alla ricerca e recupero delle salme delle vittime trucidate nelle nostre zone. Ricordo di un padre, da Milano, che cercava la salma del figlio (mi pare del Valanga) trucidato in zona e mai ritrovato, che venne a casa nostra perché sapeva dell’opera pia di recupero di mio padre ed alcuni amici, e che volle portare con sé i resti di un ignoto, anche se non suo figlio, per darli alla madre che stava letteralmente impazzendo dal dolore. Mio Padre deceduto nel 1969 (avevo 16 anni) raccontava delle sue discese nel primo dopoguerra nella foiba ed in particolare quando guidò il citato Gruppo Speleologico di Trieste proprio nella discesa in cui vennero raccolti i pietosi resti (mi pare nel ’53), e di altre successive di completamento, compresa quella del ‘64.
Mi ricordo anche i particolari raccapriccianti su come venivano fatte precipitare le vittime (militari ma anche vecchi e donne in cinta): dopo una salita, vero e proprio calvario di insulti ed altro…, venivano fatti salire, legati con il filo di ferro, su un tronco che poi veniva fatto ruotare per precipitare i disgraziati nel baratro o, come brutale variante dei boia, venivano fatte salire in coppia sul tronco, legate con il filo spinato, e con un colpo di pistola alla testa veniva ucciso l’uno che trascinava l’altro vivo nella voragine (fortunato chi riceveva il colpo in testa!); mi ricordo particolari ancor più raccapriccianti su gravissime percosse e menomazioni sessuali inferte alle vittime, e mi è rimasto impresso il caso di un uomo ritrovato in piedi, appoggiato col dorso alla parete verticale di uno spuntone di roccia, sopravvissuto … orrore… alla caduta, e i disperati ed inascoltati lamenti anche di ina donna in cinta che ci tramanda la memoria locale.
Dall’epoca dei ritrovamenti fino alla sua morte, mio padre ogni anno raggruppando numerosi volontari provvedeva a commemorare con fiori i morti di Revine (uccisi a badilate!), alcune salme che aveva recuperato e fatto tumulare in Cimitero a Vittorio V.to (misteriosamente sparite subito dopo la sua morte) ed altri caduti nei cimiteri locali, le foibe locali ed in particolare il Bus de la Lum, ed organizzava una copia della “befana fascista” per sopravvissuti e parenti.
Dopo la sua morte in breve tutto si dissolse, finché ai primi anni ‘80 ripresi io con pochi amici, più numerosi in seguito, a commemorare i morti del Bus de la Lum, sempre nella Settimana dei Morti, fino ai giorni nostri; continuo anche ad occuparmi della protezione e difesa di alcuni siti soggetti a periodici tentativi di “cancellazione della Storia” da parte di amministrazioni locali.
Nel frattempo un amico mi presentò il rag. Cavini, uomo onesto, serio ricercatore e grande studioso degli infoibamenti: entrai nel gruppo ed al rinnovo delle cariche, quando Cavini fu rinominato presidente, venni nominato vicepresidente del Comitato Onoranze Infoibati; non ricordo gli avvenimenti relativi all’affollata assemblea, da Lei citata, in cui sarebbe stato eletto presidente Pirina (credo una successiva seduta dopo la morte del rag. Cavini), che invece ben rammento si fece consegnare i famosi memoriali di Cavini dalla Vedova.
Non amo le manifestazioni solo esteriori, non trovo degno il paludarsi con uniformi da milite fascista di miei coetanei che non hanno l’età per aver combattuto, e disapprovo le dispute inutili (unite all’eccesso di individualismo e …forse ad desiderio di careghe) che troppe volte ci hanno ridotto ad un’armata Brancaleone di nostalgici inascoltati; perciò iniziai concretamente ad operare con Cavini seguendolo, raccogliendo testimonianze, ricercando contatti con Don Corinno, con un responsabile dell’esercito di Roma e con altre persone informate.
Ma poi Cavini ebbe un grave incidente, talmente limitante da porre di fatto fine al suo operare finché, nel sonno, serenamente, morì a casa del fratello che, dopo anni, era andato a ritrovare.
In breve i soliti personalismi portarono alla ormai, per noi di Destra, usuale frammentazione e quindi ritornai da solo con i soliti amici a continuare a commemorare i caduti, a dare supporto a Don Corinno (che tra l’altro per 12 anni ha aiutato la mia famiglia nella salute) ora seriamente ammalato.
Nel 1993 entrai fiducioso in A.N., anche nella illusione che finalmente si restituissero dignità e memoria ai nostri morti da troppi anni in attesa, subito eletto capogruppo in Consiglio Comunale a Vittorio Veneto, poi nell’Esecutivo Provinciale e quindi candidato alle Regionali del 2000; ma dopo le dichiarazioni di Fini e per il logorio Interno a cui ero sottoposto, me ne sono uscito dando vita alla nuova Associazione Acropolis. Nel frattempo, mi sono ritrovato a difendere…è proprio il caso di dirlo… Pirina, completamente attaccato da vecchi partigiani e da giovani militanti con le bandiere rosse, durante la presentazione del suo libro a Vittorio Veneto, abbandonato dalla stessa Amministrazione Leghista che prima gli aveva garantito l’ appoggio.
Anche recentemente ho chiesto all’ANPI una cerimonia comune affinché il monumento vittoriese divenisse monumento di tutti i caduti ma, com’era prevedibile, mi è stato risposto che i morti non sono tutti eguali e che la mia parte politica prima avrebbe dovuto chiedere scusa.
Pochi giorni fa ho replicato così “… la Pari Dignità dei Morti! In Spagna ed in altri Paesi esistono luoghi consacrati in cui parenti, fratelli,avversari in combattimento, sono ritrovabili, magari sepolti in 2 cimiteri diversi, ad Esempio di come ci si deve porre. Chiedo ancora, quindi, una cerimonia commovente tra i sopravvissuti delle 2 Parti in cui ciascuno porti fiori per i morti altrui, per chiudere una tragedia che colpì e divise le famiglie.
Quali motivi condivisibili possono giustificare invece l’accanimento di certuni a tener vivi odi e divisioni? Certamente non le paure di chi si è reso responsabile dell’assassinio di donne vecchi e persone inermi, rapiti dalle loro case di notte e dai carceri con le ambulanze, poi infoibati vivi o uccisi a colpi di badile solo per dar sfogo a invidie e vendette personali ! “
Ed il caso vuole che, proprio nel frattempo, il Comune di Follina (di Centro sinistra) ha commemorato i poveri resti di “fratelli austriaci” caduti durante la Grande Guerra! E’ evidente che i buoni rapporti veneto/austriaci giovino ai rapporti di scambio culturale ed…economico, mentre i “cattivi” fratelli italiani, veneti, uccisi di solito per odi e vendette personali o per rapina dei beni personali, sono morti di serie B, ed è meglio non ricordarli per non ammettere la bestialità ingiustificabile di certuni, continuando a strumentalizzare il Presente, come già il Passato, per vantaggi politici personali.
Un paio d’anni fa ho scritto al responsabile di Belluno, a riguardo della doppia Commemorazione che negli ultimi anni viene fatta per i caduti del Bus de la Lum, chiedendo di unificare la cadenza della Commemorazione, senza ottenerne risposta: la cerimonia, a mio parere, andrebbe infatti spostata in data diversa dal 25 luglio, compreso nei periodi di ferie degli italiani, con assai minor affluenza di quella auspicabile: dobbiamo infatti cercare di tramandare, a giovani distratti ed impreparati, le motivazioni (nell’odierno contesto sociale incomprensibili) del sacrificio della vita per un’idea in cambio, non di denaro, ma della difesa ad ogni costo di principi e valori comuni. Per il medesimo scopo da qualche tempo ho fotografato il sito del Bus de la Lum e mi sto interessando presso le Autorità, vista anche la mia professione, per erigere un semplice altare in pietra naturale ed apporre una lapide che precisi che in quel luogo, diversamente da come molti ignorantemente credono o sono stati male informati, non furono i fascisti a trucidare “eroi partigiani”, ma quest’ultimi ad assassinare barbaramente anche molta gente inerme che non era neppure fascista.
“Silentes loquimur”, i nostri Morti parlano con il loro silenzio, dice la Croce di Don Corinno; ma noi dobbiamo farci sentire sempre più forte per non lasciare dimenticato il loro sacrificio.
Le allego alcune foto della nostra cerimonia al Bus de la Lum.
Cordiali saluti
Vittorio Veneto 09/11/2004

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