giovedì 24 giugno 2010

Leggo e diffondo - Articolo di Giancarlo Giannini

IL VIAGGIO DI KARSKY E LA TERRA PROMESSA

Di Filippo Giannini

Prima di iniziare faccio mie le parole dell’amico Francesco d’Auria: - Non sono affatto antisemita, la “ razza ariana” mi fa venir da ridere; nei milioni di anni di esistenza dell’uomo gli incroci si sono moltiplicati tanto che sarebbe davvero interessante risalire, con studi sul DNA, alle origini di ciascuno di noi. Chissà se il futuro potrà darci questa informazione -.

Chi scrive queste note ha grande ammirazione e rispetto per l’intelligenza umana, e dobbiamo riconoscere che, nel così detto popolo ebraico, questo fenomeno è rilevante.

Per provare a capire quel che sta accadendo in quelle aree chiamate Medio Oriente, apro il mio ultimo libro e riprendo uno stralcio dal Capitolo XII e lascio la patata bollente al lettore.

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Già nel Capitolo VI abbiamo accennato a vessazioni e atti d’ostilità a danno degli ebrei, compiuti dagli “Alleati”; quindi, se è vero che è condannabile colui che commette un atto ignobile, altrettanto lo sono coloro che, pur essendo in condizione di evitarlo, si sottraggono al dovere di impedirlo.

Se era noto che il così detto”olocausto ebraico” era in atto, chi sapeva? E se si sapeva, chi sapeva?

Yan Karsky era un giovane ingegnere polacco, ebreo. Fuggì da un “campo di sterminio” dove era stato rinchiuso nel 1941-42. I capi degli ebrei polacchi gli affidarono un plico di documenti che attestavano le fasi dell’”operazione finale”. Lo scopo era di consegnare tale documentazione a tutti quegli “uomini di buona volontà” ai quali si chiedeva aiuto, quindi ai Governi Alleati. Karsky, partendo da Varsavia, intraprese un viaggio veramente temerario: attraversò l’Europa centrale (passò anche in Italia) e giunse in Gran Bretagna.

Il 21 giugno 1989 la Radiotelevisione italiana trasmise un’intervista rilasciata da Karsky e mandata in onda dal programma “Mixer” del giornalista Giovanni Minoli. La testimonianza di Karsky è una pesante accusa contro la noncuranza manifestata dai Governi anglo-russo-americano per le sofferenze di tanti infelici.

Karsky arrivò a Londra nel novembre 1942. I primi ad esaminare i documenti furono gli esponenti del Governo polacco in esilio a Londra, poi i messaggi furono presentati a funzionari inglesi e americani. Anthony Eden, Ministro degli Esteri inglese, incontrò Karsky subito dopo. Egli ha osservato: - Giunsi alla conclusione che ai più alti livelli, cioè da parte di Churchill, di Roosevelt e di Stalin, coralmente si asseriva che la strategia globale di questa guerra era la sconfitta militare della Germania, nessun altro problema secondario doveva interferire -. Karsky, di conseguenza, osservò: - La questione, dunque, stava in questi termini: la tragedia degli ebrei, così dolorosa e imbarazzante, per loro era “un problema secondario”-.

-”Secondario” o no - considerò Minoli - i capi Alleati sapevano e lo dimostrano i documenti che ho qui in mano e che siamo riusciti a trovare negli Archivi segreti britannici e sono la prova che Karsky incontrò Eden nel febbraio del ’43 e sapeva tutto e che ad una domanda precisa rispose: “Grazie, la relazione Karsky ci è stata già recapitata” e troncò la conversazione. Ma anche Roosevelt sapeva tutto e sapevano tutti i membri del Governo americano -.

Karsky fu invitato alla Casa Bianca il 28 luglio 1943. Trascorse circa un’ora e venti minuti col Presidente americano. Roosevelt fu molto gentile, a detta di Karsky si informò sugli ebrei, chiese cosa aveva visto e se poteva fornire delle statistiche; - si limitò a dire che quando sarei tornato in Polonia avrei dovuto riferire ai miei capi che i confini della Polonia nell’est sarebbero cambiati, la Polonia sarebbe stata ricompensata con i territori tedeschi. Mi disse pure che a guerra finita i colpevoli sarebbero stati puniti - (1).

Karsky incontrò anche i leaders ebrei americani, come il Presidente del Congresso Mondiale Ebraico Americano e i Giudici della Corte Suprema Americana, fra i quali il potente Felix Frankfurter; era presente l’ambasciatore polacco in Usa. Karsky parlò con tutti e a tutti espose quanto aveva visto e a tutti presentò le richieste dei capi ebrei polacchi, fra queste, per urgenza si chiedeva agli Alleati di bombardare le ferrovie che conducevano ai lager; ciò sia per rendere meno agevole il trasporto dei deportati, sia per far comprendere ai tedeschi che al di fuori della Germania “si sapeva” e che “sapendo” sussisteva la minaccia della ritorsione.

A queste richieste rispose Frankfurter; questi disse a Karsky che doveva essere assolutamente franco, e aggiunse - che non posso assolutamente crederle -. A queste parole l’ambasciatore polacco fece osservare che Karsky aveva la piena autorità conferita dal Governo polacco. La risposta di Frankfurter fu estremamente subdola: - Signor ambasciatore, non ho detto che questo giovane stia mentendo, ho detto che “non sono in grado di credere a ciò che ha detto” -. È un’affermazione che apre sospetti non ancora dai contorni chiari. Infatti, anche lo storico israeliano Shebtai Tevet ha affermato: - La Comunità Ebraica sapeva sin dall’estate 1942 e non intervenne -. I motivi del mancato intervento, forse vanno ricercati nell’insufficiente potere di cui disponeva. E si pone, allora, l’ipotesi sostenuta con un saggio di John Kleeves riportato su “Italicum” del marzo 2004. Kleeves sostiene, con una serie di argomentazioni, che la “potente lobby ebraica” non è poi così “potente”: - Gli ebrei non hanno influenzato la genesi della realtà statunitense, non hanno contribuito a costruirla, a renderla quella che è. Gli Usa sono come sono indipendentemente dagli ebrei. Questo, nel bene e nel male, è un dato di fatto, dimostrato storicamente. Chi sostiene il contrario, anche se sono molti, riferisce un evento che non è mai capitato, mai esistito, totalmente inventato -. Secondo l’Autore, chi detiene veramente il potere negli Usa è un gruppo dominante fondato dai Puritani, i cosiddetti WASP (“White Anglo-Saxon Protestants”). Per maggior precisione - tutto ciò che gli Usa fanno per gli ebrei e Israele lo fanno perchè fa comodo anche a loro stessi, e non perchè sono plagiati dagli ebrei. Questo semmai, lo fanno credere -. Negli Usa una “lobby ebraica” esiste (lo si vuole che esista), ma la potenza è apparente ed ottiene solo le cose che già si erano decise. - Il potere Usa è sempre stato monopolio WASP (…). La “potente lobby ebraica” è, invece, puro “american interest” -. In altre parole la “lobby ebraica” sarebbe un riparo dietro il quale scaricare le azioni poco ortodosse degli Usa, cioè dei WASP.

Questa potrebbe essere una chiave di lettura per comprendere gli ostacoli incontrati da Karsky.

Altra chiave di lettura potrebbe essere ricercata nell’interpretazione del problema ebraico esistente fra i sionisti e gli assimilazionisti. I primi, sostiene Mauro Manno (http://civiumlibertas.blogspot.com): - Tutti i dirigenti sionisti, tutti i movimenti sionisti, laburisti e non, collaborarono con il nazismo a danno degli ebrei assimilazionisti -.

Come vedremo poco più avanti (e come abbiamo visto nei capitoli precedenti), ampi settori di organizzazioni ebraiche e molti Governi dei Paesi occidentali, poco si preoccuparono della sorte degli ebrei. A dar forza a questa tesi è sufficiente riportare uno stralcio di quanto ha scritto Lenni Brenner (“Zionism in the Age of the Dictators”, Cap. XXIV): - Finanche nel 1943, mentre gli ebrei d’Europa venivano sterminati a milioni, il Congresso americano propose di istituire una comissione per studiare il problema. Il rabbino Stephen Wise, che era il principale portavoce sionista in America, si recò a Washington per testimoniare contro il progetto di legge perché esso avrebbe sviato l’attenzione (degli ebrei) dalla colonizzazione della Palestina. Si tratta dello stesso rabbino Wise che, nel 1938, in quanto dirigente del Congresso ebraico d’America, scrisse una lettera nella quale si opponeva a qualsiasi cambiamento della legislazione americana sull’immigrazione, cambiamento che avrebbe permesso agli ebrei di trovare accoglienza. In questa lettera scriveva: “Può essere d’interesse per voi sapere che alcune settimane fa i dirigenti delle più importanti organizzazioni ebraiche si sono riuniti in una conferenza (…). Vi si è deciso che, in questo momento, nessuna organizzazione ebraica avrebbe sponsorizzato una legge destinata a cambiare in qualsiasi modo la legislazione sull’immigrazione”- . A commento di ciò, Mauro Manno ha osservato: - La legislazione che doveva essere cambiata (nel 1943) era quella che restringeva enormemente l’immigrazione, compresa quella ebraica, negli Stati Uniti -. Manno conclude: - Cari ebrei o diventate sionisti ed emigrate in Palestina o alla morte! -.

Allora, che cosa potevano fare gli ebrei per fermare l’”Olocausto”? In particolare, cosa poteva fare Ben Gurion, il padre fondatore d’Israele? Risponde la storica ebrea Idith Tzertal: - Il salvataggio di 100 o 1000 ebrei era “soltanto un’operazione marginale” per Ben Gurion. Egli era per operazioni in grande scala, di conseguenza aveva escluso piccole operazioni di salvataggio. Ben Gurion non aveva mai dato un gran peso al problema del salvataggio degli ebrei; considerava, invece, più importante la fondazione dello Stato ebraico, perchè in questo vedeva una soluzione futura alla questione ebraica e, quindi, anche allo sterminio di massa -.

Tutto ciò può dare adito al sospetto che l’immolazione di centinaia di migliaia di ebrei sia stata – anche se dolorosa – una operazione calcolata in base alla “Ragion di Stato”.

A voi, amici lettori, le deduzioni.

Leggo e Diffondo - Articolo di Filippo Giannini

LE PATACCHE E IL LORO CONTRARIO

Chi era Mussolini? Cosa è stato il Fascismo?

Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti (Eraclito)

Benito Mussolini è stato, come alcuni storici sostengono, condannato dalla storia e senza appello?

Francesco Saverio Nitti, nella seduta del 27 luglio 1947, all’Assemblea Costituente, disse: Ho letto troppo spesso anche nei nostri giornali, e leggo ancora giudizi, che mi sembrano non solo falsi, ma anche inabili, che fanno cadere sull’Italia la responsabilità della guerra mondiale, dicendo che è dovuta al fascismo. Non sono convinto che noi abbiamo seguito la buona via e nemmeno la vera, quando nella lotta contro il fascismo abbiamo detto e diciamo, come ora, che la guerra è una conseguenza del fascismo, e che il fascismo è stato soltanto fenomeno italiano. Vi sono state cause ben più profonde. Per nuocere al fascismo, noi abbiamo fatto cosa pessima a danno dell’Italia. La cosa più semplice per tutti coloro che odiarono il fascismo e per i pochissimi che ne avevano subito le persecuzioni era di insultare il fascismo e di attribuirgli colpe che non aveva.

…il fascismo si impose attraverso l’uso sistematico della violenza (Paul Corner).

Il fascismo fu sugli inizi un impeto di reazione all’internazionalismo comunista che negava la libertà della Nazione (…). Noi non condividiamo il parere di coloro i quali intendono condannare ogni azione fascista sotto la generica condanna della violenza. Ci sono delle situazioni in cui la violenza, anche se assume l’apparenza di aggressione, è in realtà una violenza difensiva, cioè legittima (Alcide De Gasperi).

Antonio Gramsci al III Congresso dell’Internazionale Comunista a Mosca, svoltosi tra il 22 giugno e il 12 luglio 1921, aveva auspicato che anche in Italia si realizzasse una rivoluzione bolscevica sull’esempio di quella russa.

Tutti gli scritti di Mussolini dedicati alla questione russa andrebbero oggi riletti. Ci si accorgerebbe che tutto quello che abbiamo saputo dopo, ben poco in realtà siamo venuti a conoscere di cui egli non si fosse già allora perfettamente reso conto. In questo senso si può dire che, dal 1923 Phillips (giornalista americano, nda) cogliesse veramente nel segno individuando una costante della dinamica mussoliniana – vide a nudo il comunismo e ne fu atterrito (Gaetano Salvemini).

La lotta di classe assume in qualche caso l’aspetto di guerra civile, prima ancora che lo squadrismo entri in scena: dall’aprile 1919 all’aprile 1920 si registrano 45 morti e 444 feriti durante gli scioperi e le manifestazioni di strada (Max Gallo).

L’olio di ricino era una delle armi preferite dai fascisti; i casi recidivi venivano trattati col manganello e – come ultima risorsa – con le pallottole. (Antonio Spinosa).

Il fascismo ha avuto molti aderenti, dopo la fine della prima Guerra mondiale, fra noi ufficiali perché si viveva in un clima di puro terrore. Si subiva pestaggi, bastonature. Numerosi furono assassinati per il solo fatto di portare le stellete (Ardito Desio).

Anche se non si può provare un ordine diretto di uccisione (di Giacomo Matteotti, nda) la responsabilità morale di Mussolini è piena, manifesta (Antonio Spinosa).

No, il duce non aveva alcun interesse a far uccidere mio padre, si sarebbe alienato per sempre la possibilità di un’alleanza con i suoi vecchi compagni, che non finì mai di rimpiangere (Matteo Matteotti).

Fu lui, Mussolini, che volle mettere sullo stesso piano il nazismo e il fascismo (Mario Cervi).

Nei rapporti con le Grandi Potenze il fascismo si presenta come un regime pacifico, un regime che, quando Hitler va al potere non sente le sirene del Führer, anzi gli si oppone (…). Leggendo i libri scritti da fascisti, guardando la pubblicistica fascista, i giornali fascisti, ciò che colpisce è l’ottimismo vitalistico che c’è dentro, un ottimismo vitalistico che è la gioia, la giovinezza, la vita. Nel nazismo questo non c’è. Semmai c’è l’idea di tradizione, l’idea di razza (…). Un ottimismo esiste anche nel nazismo, ma non è vitalista come quello fascista: è piuttosto un ottimismo tragico (Renzo De Felice).

Fra fascismo italiano e nazismo tedesco ci sono semmai più punti di divergenza che di somiglianza (Michael Ledeen).

Il primo equivoco su Mussolini fu di credere che fosse socialista (…). Lui crebbe nell’avversione ai padroni, all’ordine costituito, al sistema; e siccome gli pareva che questi ideali di rivolta fossero alla base del socialismo, si iscrisse al partito, nell’ala mpiù estremista (…). Che sia stato crudele , contrariamente a quanto possano pensare coloro che lo confrontano con altri dittatori moderni, non v’è dubbio (Silvio Bertoldi).

Mussolini è il più grande uomo da me conosciuto e senz’altro fra i più profondamente buoni; al riguardo ho troppe prove per dimostrarlo (Papa Pio XII).

Secondo quanto scrive Francesco Malgari questa era l’opinione di Luigi Sturzo, il padre della Democrazia Cristiana: Sturzo non indaga sulle cause che determinarono scelte economiche del fascismo, non giudica neanche i risultati, nel bene e nel male. Vi individua soprattutto un processo degenerativo, i cui effetti venivano a nuocere sulla mentalità e sul costume degli italiani: il fascismo, teorizzando il ruolo della mano pubblica nella vita economica, aumentava il parassitismo e la corruzione, creava un’aria greve e soffocante.

Per vari aspetti Mussolini era affascinante. Per anni tutti gli stranieri di rilievo che vennero a Roma non avevano altro interesse che avvicinare l’uomo che, in condizioni estremamente difficili, dopo parecchi anni di anarchia e di caos era riuscito a rimettere ordine e ritmo all’intera vita dell’Italia moderna (…). Perché nel fondo l’animava un vero impulso di umanità. Sdegnoso di ogni ricchezza è sempre vissuto modestamente. Durante la vita conservò una viva simpatia per gli umili, per i contadini e per i lavoratori (…). Coloro i quali vogliono ad ogni costo raffigurarlo come un essere intrattabile, rude come il granito si ingannano completamente. Il potere non lo logorò per niente (…). Non possiamo enumerare i suoi atti di bontà (…). Il bilancio del Fascismo? Ha nome: strade, autostrade, ferrovie, canali di irrigazione, centrali elettriche, scuole, stadi, sports, aeroporti, porti, igiene sociale, ospedali, sanatori, bonifiche, industrie, commercio, espansione economica, lotta contro la malaria, battaglia del grano, Littoria, Sabaudia, Pontinia, Guidonia, Carta del Lavoro, collaborazione di classe, Corporazioni, Dopolavoro, Opera Maternità e Infanzia, Carta della Scuola, Enciclopedia, Accademia, Codici mussoliniani, Patti Lateranensi, Conciliazione, pacificazione della Libia, marina mercantile, marina da guerra, aeronautica, conquista dell’Abissinia. Tutto ciò che ha fatto il Fascismo è consegnato alla storia. Ma se c’è un nome che, in tutto questo dramma, resterà puro e immacolato, sarà quello di Mussolini (Paul Gentizon, giornalista svizzero).

Fascismo, male assoluto (Gianfranco Fini).

Il rapido progresso dell’Italia dopo la 2a guerra mondiale e il fatto che oggi è già in marcia verso uno sviluppo intensivo, sarebbe impensabile senza i processi sociali iniziati durante il periodo fascista (Mihalay Vajda).

Mussolini faceva parte della macchina della soluzione finale (Riccardo Pacifici).

Il principale alleato della Germania, l’Italia fascista, sabotò la politica ebraica nazista nei territori sotto il suo controllo (…). Come abbiamo già detto, era stato Mussolini stesso a enunciare il principio “discriminare non perseguire”. Tuttavia l’esercito italiano si spinse anche più in là, indubbiamente con il tacito consenso di Mussolini (…). Le deportazioni degli ebrei cominciarono solo dopo la caduta di Mussolini, quando i tedeschi occuparono l’Italia (George L. Mosse, dell’Università ebraica).

P.S. Come il lettore avrà modo di notare abbiamo citato solo personalità antifasciste o, comunque, non fasciste

mercoledì 9 giugno 2010

Fusione ATM La Marca

La fusione di 4 importanti aziende di TPL, tra cui ATM, potrebbe portare ad una più efficace razionalizzazione delle corse sul territorio ed a risparmi in campo organizzativo amministrativo, ma certo una bozza progettuale realistica delle corse sul territorio e del dettaglio dei risparmi che si ritiene di effettuare e come, certamente migliorerebbe il dialogo e aiuterebbe l’accettazione del progetto. Chiuderebbe anche la bocca a chi parla solo per antitesi politica, a chi desidera mantenere una sedia nei consigli di amministrazione, alla solita pletora di coloro che non vogliono mai modifiche dello status quo ed ai tanti soliti burocrati frenanti. Tranquillizzerebbe cittadini ed operatori.
I cittadini di Vittorio Veneto si interrogano su questa fusione perché non hanno la certezza che, alla resa dei conti, l’operazione si risolva per Vittorio Veneto in un peggioramento del servizio per studenti ed anziani e contemporaneamente nella ulteriore perdita di uno degli ultimi Enti Importante che resistevano con caparbietà, coraggio ed efficienza; la Città di Vittorio Veneto rappresenta un grande risultato politico ed un fiore all’occhiello: non sarebbe giustificabile la sola perdita di ATM, ulteriore colpo in aggiunta alla serie di enti e funzioni che già ci sono state sottratte, questa volta anche in barba ad un Governo cittadino del medesimo segno di quello provinciale.
Considerando che l’azienda esplica un buon servizio pubblico, ha il bilancio in ottimo attivo, è proprietaria di immobili dal valore considerevole, è quindi fondamentale garanzia per i destini del trasporto pubblico Vittoriese che, anche in virtù della modesta, ma assai ben più sana situazione economica, patrimoniale ed organizzativa di ATM rispetto a tante altre ditte di TPL, l’eventuale fusione non riduca gli utili di ATM (e quindi della Città di Vittorio Veneto) e che l’ATM sia dunque fortemente rappresentata e garantita, nel nuovo CDA dell’azienda Unica, sulla base di vari parametri (affidabilità, bilancio e patrimonio, importanza strategica) e non solo dei km. percorsi e dei mezzi.
Si provi dunque ad esporre una concreta bozza progettuale di fusione che esprima anche la rappresentatività delle 4 aziende nel nuovo Unico CDA: non c’è nulla da nascondere e forse è meglio litigare subito che trascinare una lunga e dolorosa contesa; non c’è più posto nel dibattito pubblico per interessi economici di parte, per posizioni personalistiche, per profit politici, per ricatti o richieste unilaterali, né per forzature e blocchi posti dalle aziende più grosse e tiri alla fune dei politici e dei burocrati. Proviamo a fare in modo che questa fusione non divenga solo un mezzo per fagocitare fette di mercato, ma davvero crei un’azienda nuova in cui tutti e 4 gli attori ci guadagnino e ci perdano in egual misura: a guadagnarci saranno la qualità del servizio e le tasche dei cittadini e la credibilità della politica.

Meritocrazia negata

I magistrati scioperano per lo stipendio; gli oncologi scioperano per la riduzione , secondo loro, delle cure mediche.
Due delle categorie che sono sempre pronte a schierarsi contro il governo, quando non è di sinistra.
Nessun paese è mal preso come l’Italia per quanto riguarda l’amministrazione e la certezza del Diritto; vengono liberate anche persone che non hanno più volte esitato a delinquere in modo gravissimo.
Nel campo medico il governo smentisce fortemente riduzioni delle cure mediche nelle patologie gravi, ma rappresentanti del corpo medico scioperano comunque.
Sempre più numerosi gli scandali di malasanità, di inefficienza ed incompetenza in varie prestazioni mediche, quando non di colpevole menefreghismo; la salute dei cittadini si presenta dunque sempre più a rischio a causa di facilonerie, impreparazioni, scarsa considerazione del malato, con in primo piano sempre i “diritti” del personale del settore.
Appare evidente, almeno a chi è dotato di normali facoltà intellettive, che vi sono categorie sempre pronte ad “armarsi” comunque contro il Governo.
E le motivazioni sono manifeste: le carriere in questi settori procedono per appartenenza politica, per conoscenze; quindi chi vuole far carriera deve essere ben inserito nel sistema (abnorme); le capacità, l’impegno professionale ed umano (non politico e sociale), il rispetto della persona, i risultati concretamente riscontrabili anche dalle persone semplici, sono tutte cose oscurate, il “Merito” vero non conta più.
Quale futuro potrà avere una società malata, decadente, che nega comunque la meritocrazia? Le menti scappano da questo Paese; restano i mediocri che sguazzano nell’assenza di meritocrazia; restano i burocrati, i veri comandanti dei Timoni di questa società occupata, non governata, da politici per lo più del medesimo spessore e motivati dalla ricerca di un lavoro redditizio senza responsabilità; e la risposta alla domanda, anche se ci dispiace vederla, la troviamo nello studio della Storia, di quanto è già successo alla caduta dell’impero romano (476 d.C.); il crollo delle torri gemelle, i fallimenti di grosse banche, il materialismo sfrenato ed il sesso orgiastico e perverso sono i segnali dell’inefficienza e dell’instabilità della società “progredita” e di un modello economico e sociale, e della sua (forse) inarrestabile decadenza.
n.d.r. Il (forse) è parte delle speranza…