giovedì 29 gennaio 2009

Pirandello 1928

…Bisogna, bisogna andar via per qualche tempo dall’Italia e non ritornarci se non in condizioni di non aver più bisogno di nessuno, cioè da padroni. Qui è un dilaniarsi continuo, in pubblico e privato, perché nessuno arrivi a conseguire qualche cosa a cui tutti aspirano spudoratamente. La Politica entra da per tutto. La diffamazione, la calunnia, l’intrigo sono le armi di cui tutti si servono. La vita in Italia si è fatta irrespirabile. Fuori ! Fuori ! Lontano ! Lontano !
Luigi Pirandello , 8 luglio 1928

"Ricevo e pubblico"

LETTERA APERTA
Mi rivolgo a tutti coloro i quali, ancora orgogliosamente attaccati a quella dignità che ormai è pregio di pochi, che sono esausti di sentire e leggere false, ipocrite e fuorvianti opinioni messe dolosamente in libertà da altrettanti fuorvianti e inverosimili politici, giornalisti, opinionisti, comunisti, e chi più ne ha più... ne sfugga!...
Voglio la fotografia del Presidente, certo non sempre meritevole di rappresentare la nostra pur sempre grandiosa Repubblica, la foto del Papa e il crocifisso nelle scuole ed in tutti gli uffici pubblici, non voglio una moschea ad ogni angolo di strada come fosse una bottega del pane e non sono certo io, né tutti quelli che la pensano come me, a non volere la tanto decantata integrazione ma è ora di mettere bene in chiaro che a non volerla sono gli islamici stessi. Nel caso in cui non mi fossi espresso in maniera chiara, non nutro di certo una profonda stima verso la maggior parte di coloro i quali professano la religione islamica.
Vedete, un vecchio proverbio italico, e scrivo italico proprio perché è davvero molto antico, dove affondano le nostre radici, recita così: A Roma, comportati come i Romani!
Questa minuscola frase popolare racchiude in una sintesi semplicemente perfetta il concetto di rispetto del nostro popolo, addirittura in tempi pre-cristiani, nei confronti di tutte le genti del mondo; e badate che di mondo, gli antichi Romani, se ne intendevano abbastanza.
Appare evidente che l'insegnamento che i nostri antenati ci hanno tramandato è che nel rispetto delle regole del prossimo, all'interno del paese del medesimo prossimo, si ottiene istantaneamente una pacifica convivenza seguita se voluto da entrambe le parti da una graduale ed indolore integrazione; solo così sarà poi possibile assimilarsi vicendevolmente pigliando quanto di meglio offrano le diverse culture.
Volersi dimostrare umani non vuole assolutamente significare chinare la testa, e non solo, e costringere anche Dio a farlo!
L'integrazione tra persone di razze, lingue, culture, tradizioni e religioni diverse non è, come insegna la storia un'impresa impossibile, ma è estremamente complicato rendere attuabile la convivenze tra etnie e culture totalmente differenti, e per far sì che le “ciambelle” riescano col buco è necessario che alla base vi sia un profondo rispetto da parte di tutti e senza pretese unilaterali; rispetto che questi silenziosi, ma neanche troppo, invasori non hanno nei nostri confronti.
Non ho mai sentito di cristiani che, ai nostri giorni, si siano recati in un paese islamico per dimorarvi e che lì abbiano preteso per i loro figli di far togliere dalle scuole di quei luoghi i simboli della religione musulmana, né tanto meno ho sentito di governi islamici che si sono umiliati piegando la loro religione di stato al volere di un manipolo di immigrati di altre confessioni religiose. Se ne fregano assai, loro, di urtare la nostra sensibilità! Ma i nostri “potenti” vigliacchi, o meglio vigliacchi con il potere sembrano ben disposti ad imburrare le natiche di tutto il popolo italiano per consentire una più “scorrevole integrazione” delle minoranze... minoranze che al contrario del vero principio di ogni nazione democratica la fanno da padrone.
Ma resto ancora più indignato nel vedere che, malgrado le lotte intestine della nostra sfiorente nazione, (eh sì, perché qua l'ulcera verrà a tutti oltre alle emorroidi già fortemente provate) volte a rendere più vivibile il nostro bel paese agli occhi di un musulmano, la maggioranza di questi Ultimi rifiutino con grande arroganza e determinazione di mescolarsi a noi “infedeli” ed essi stessi cercano in ogni modo di creare ghetti, anche di rilevanti dimensioni, dove solo loro e le loro regole possano sussistere.
Eh no, cari Ultimi! Qua siamo in Italia! Le leggi da rispettare sono le nostre alle quali anche voi siete assoggettati, se qui volete restare (ma tranquilli, non vi trattiene nessuno!...) la libertà di cui godete in questa nazione è quella prevista dalla nostra Costituzione e non quella del vostro Corano. E già è un bel salto di qualità ve lo posso garantire.
Siete un po' come i bambini, vi si da un dito e vi prendete una mano, ops... è vero, le mani ve le prendete già abitualmente...
La nostra identità nazionale ha anche una componente non certo trascurabile di Popolo Cristiano e il nostro amore per il prossimo è sincero, spassionato, radicato nel tempo, profondo e concreto, ma non siamo dei fessi! Non tutti almeno...
Tante volte siamo stati una nazione pigra, assolata e bonacciona, ma buoni non vuol dir esser “fresconi”.
Se io, cittadino italiano, andassi all'estero, sarei tenuto a rispettare i luoghi, le leggi, le usanze, e le persone di quei paesi; e se sempre io mi trovassi in un posto in cui non è praticato il mio credo, mi organizzerei e cercherei di raggiungere il centro religioso più vicino dove andare a curare gli affari dell'anima mia, ma non andrei sicuramente a bussare alle porte degli organi governativi di quell'ipotetico paese per farmi costruire una chiesa sotto casa, anche perché, soprattutto nei paesi islamici e fondamentalisti, nella migliore delle ipotesi mi sbatterebbero la porta in faccia.
Signori miei, non prendiamoci in giro!
Anche mio padre è stato emigrante e come lui tanti altri, e sì, anche noi abbiamo importato la mafia e combinato tanti malaffari, ma per tutte le parolacce che non posso scrivere, siamo nel 2009! il Medio evo è finito da un pezzo, datevi una regolata!
La viscida demagogia, sappiamo benissimo, non ha mai portato nulla di buono.
Aiutare i poveri ed i bisognosi è un nostro dovere. Favorire la nascita di nuove cellule terroristiche, incrementare il numero di posti facilmente utilizzabili per favorire l'immigrazione clandestina e quindi l'approdo sulle nostre terre non solo più di gente che desidera costruirsi un nuovo futuro ed una professione nel nostro paese, ma anche ed inevitabilmente di una miriade di nuove leve per la malavita, non è un nostro dovere! È una nostra scelta, anzi Vostra! Di voi tutti vigliacchi con il potere, comunisti e finti ex-comunisti ipocriti cresciuti a falsi storici, mediocri, prelati faziosi e senza Dio, buonisti senza ideologie, miserabili residuati bellici del '68 e ignoranti, tanti ignoranti da ingrassare a suon di balle, enormi balle! Ecco chi sta oggi scegliendo al posto degli italiani, i minchioni!
Se non vogliamo tutto questo, per noi e per i nostri figli, iniziamo ad attrezzare il nostro paese di quelle strutture (realmente) adeguate a dare una mano concreta a chi ne ha bisogno e soprattutto a chi la vuole... e, per cortesia, finiamola di di calarci le braghe davanti a tutti gli Ultimi Arrivati.
Abbiamo uno “Stivale” invece di lasciarlo lì a mollo nel Mediterraneo, ogni tanto, quando serve, tiriamo anche noi qualche pedata nel sedere a scopo educativo...
Saranno anche passati i tempi degli eroici ragazzi del '99, ma siamo ancora e sempre Italiani!
E io ci credo!!!
Paolo Pedone

"Ricevo e Pubblico" a responsabilità degli autori.

giovedì 22 gennaio 2009

Il Cielo sceso in terra

…Il primo cambiamento dei valori nel XIII secolo fu la rinuncia alla tradizionale condanna di ogni novità.
La Vita di San Domenico, per esempio, nella prima metà del XIII secolo, lo esalta come l’uomo nuovo, e definisce il suo ordine, i Predicatori, un ordine nuovo. Certo gli uomini dell’alto Medioevo lavoravano, lottavano per la vita terrena, per il potere terreno, ma i valori in nome dei quali vivevano o combattevano erano valori soprannaturali: Dio, la Città di Dio, il Paradiso, l’eternità, il disprezzo del mondo, la conversione, l’esempio dell’uomo Giobbe annientato davanti alla volontà di Dio.
L’orizzonte culturale, ideologico ed esistenziale degli uomini era il Cielo…

Tratto da Il cielo sceso in terra Le radici medievali dell’Europa jacques Le Goff

venerdì 16 gennaio 2009

La pensione ai Combattenti della RSI

Nei momenti di crisi economica ci si dovrebbe preoccupare con sforzo collettivo di mettere in atto tutti i mezzi per uscirne. Ma evidentemente il Pd vittoriese, che ha gridato allo scandalo per la proposta del Governo di dare una pensione anche agli ex combattenti della Repubblica Sociale Italiana, non riesce a liberarsi del passato: non si spiega altrimenti questo intervento, dopo oltre 60 anni, dato che prima il Diessino Violante e poi persino un Presidente della Repubblica, Ciampi, hanno volontariamente riconosciuto il valore, il coraggio e l’onore dei combattenti della Repubblica di Salò (si veda su Acropolis-libera, a seguire questo post, il discorso del presidente Ciampi del 14 ottobre 2001 a Lizzano Belvedere con l’occasione della commemorazione di un capo partigiano tratto da altra fonte).
Se poi si leggono i libri di Pansa e si ascoltano i racconti di tanti Anziani delle nostre zone, tante famiglie italiane cosa potrebbero dire di quei partigiani che hanno rubato alla povera gente, che hanno seviziato ed infoibato vive persone senza distinzione di sesso né di età? E’ controproducente appellarsi a quanto scritto dai vincitori subito dopo gli eventi, le Pagine del Tempo stanno infatti riportando serenità e scrivendo la Storia.
Triste questo accanimento dopo tanti anni, persino sulle onoranze ai caduti: dare la pensione a queste persone è un atto di giustizia, dovuto, che avrebbe già dovuto essere fatto da tanto tempo, visto che l’altra Parte ha da sempre goduto di favori, privilegi e pensioni, dato che persino “braccia” di Tito pur vivendo all’estero godono di pensioni Italiane !
La copertura delle pensioni è stata approssimativamente calcolata con molta abbondanza: assai pochi sono gli ancora viventi dopo le stragi della guerra civile e di questi, quanti, pur avendo regolarmente combattuto nella RSI, potranno godere della pensione per breve periodo, data l’età minima di 83 anni, e solo se la proposta verrà subito convertita il legge? Subito dopo la guerra, nella furia di negare Tutto del passato regime, oltre a bruciare documentazioni importanti in molti casi nei Distretti si è anche provveduto a cancellare dai fogli matricolari gli anni di guerra effettivamente combattuti dai “repubblichini”…

[...Pur combattendo dalla parte sbagliata anche i fascisti repubblichini erano animati dal sentimento dell'"unità della patria'', e perciò meritano onore al pari dei partigiani. Dopo cinquant'anni è giunta l'ora della "pacificazione'' in nome dell'"unità della patria''. Questa, nella sostanza, la tesi espressa da (il Presidente della Repubblica) Ciampi il 14 ottobre (2001) a Lizzano Belvedere, sull'Appennino bolognese, durante la cerimonia di commemorazione del comandante partigiano della brigata Matteotti Antonio Giuriolo, caduto nell'inverno del 1944. "a mezzo secolo di distanza dobbiamo pur dire che questa unità era il sentimento che animò molti dei giovani che allora fecero scelte diverse (non più quindi sbagliate, ndr), e le fecero credendo di servire ugualmente l'onore della propria patria. Questa unità dobbiamo preservarla e farne in ogni nostra azione il punto di riferimento insieme alla difesa dei valori della democrazia, di libertà e di pace''.
Particolarmente commosso è stato il commento dell'ex repubblichino e attuale ministro per gli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, per il quale "le parole di Ciampi sono il suggello, l'atto conclusivo della riconciliazione nazionale a cinquant'anni dalla guerra civile che vide da una parte i combattenti contro il nazifascismo e dall'altra i giovani della Repubblica sociale, comunque uniti dall'amor di patria''. L'ex "ragazzo di Salò'' ha anche paragonato le parole di Ciampi a quelle che gli rivolse il diessino Violante, quando in chiusura di legislatura alla Camera gli disse che "noi dobbiamo tramandare i valori per i quali abbiamo combattuto da diverse parti, ma che si identificano nella storia del nostro Paese, così come si identificano nella sua vita''. "Oggi finalmente - ha concluso Tremaglia - c'è una parola definitiva che viene da Ciampi, che già in passato aveva affermato che il valore della Patria è una costante della nostra storia, dal Risorgimento a oggi''.
Così è stato il 17 febbraio dell'anno scorso, quando Ciampi si recò al "sacrario'' di El Alamein a rendere omaggio ai caduti dell'esercito di Mussolini in Nord Africa; e una settimana dopo a Trieste, quando secondo lo stesso copione recitato a Lizzano Belvedere rese contemporaneamente omaggio alle vittime del lager nazista della risiera di San Sabba e ai fascisti giustiziati dai partigiani alla foiba di Basovizza, equiparandoli a "vittime di tutti i totalitarismi". (Fonte web PMLI 24 ottobre 2001)
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giovedì 15 gennaio 2009

Forza Vittorio

Non si può negare che le due Amministrazioni Cittadine leghiste abbiano prodotto dei cambiamenti nella Città di Vittorio Veneto: in ogni quartiere i punti cruciali sofferenti endemiche difficoltà sono stati presi in “cura” e sistemati; lo testimoniano strade, rotonde, piste ciclabili, marciapiedi, illuminazioni e tanti piccoli ma significativi dettagli finalmente sistemati; alcune Varianti urbanistiche completeranno una prima fase di sistemazione generale, sempre di dettaglio, della Città.
Ma non traspare ancora, neppure dal PAT, una volontà coraggiosa di dare una svolta alla Città, forse per paura di quanti scontenti dello status quo criticano ogni cambiamento; e questa Amministrazione mi pare intenzionata a lasciare il “Piano del Sindaco” al… prossimo Sindaco.
Ad infastidire sono i soliti battibecchi tra i “Cavalli che forse correranno il palio politico Vittoriese a giugno del 2009”, troppo preoccupati di come e di chi correrà !
Visitando il nostro comprensorio, emerge una realtà ineludibile: tanti piccoli centri, la cui popolazione aveva come riferimento e punto di incontro sociale e commerciale la Città di Vittorio Veneto, sono molto cresciuti e, soprattutto per la Caduta verticale della nostra Città, hanno trovato altri lidi; il Capoluogo e queste realtà mostrano ambiti moderni, vitali, sfavillanti, in continua evoluzione; a Vittorio sempre più negozi chiudono (e certo non è un bene per quelli che restano…) e troppi di quelli aperti non reggono il passo, costringendo spesso i Vittoriesi ad uscire.
Si discute e ci si preoccupa delle Torri mentre la Vita langue ed i nostri figli cercano lavoro altrove; come un nobile decaduto si vive di ricordi, ma la cieca paura dei cambiamenti non può che portare danno, certo non subito a chi ancora vive di alte rendite…; ma chi vive di lavoro si è già reso conto che per salvare la Città tre sole sono le strade:
A- farla sempre più bella, vitale, visitabile, considerando che non è impresa da poco, per un risultato che non potrà mancare;
B- riavviare uno sviluppo edilizio mirato ed uno sviluppo commerciale e ricettivo per ricostituire una vera realtà di richiamo, ancora possibile;
C- incrementare ogni impegno culturale non decadente;
ragionando insieme, senza litigare, tutti uniti in uno sforzo comune, sfruttando le menti migliori, chiedendo ai politici la garanzia di far affluire contributi, tagliando i costi superflui con onestà ed intelligenza, creando gruppo tra Amministrazione, associazioni, imprenditoria e volontariato, premiando chi collabora con entusiasmo e spirito di abnegazione, ma anche isolando chi rema contro per spirito di contraddizione, pavidità, ordine di scuderia, grossi interessi personali.