giovedì 5 luglio 2007

2005 6 22 - Educazione alla rinuncia

Questa nostra società italiana e’ afflitta da una gravissima carenza educativa: l’educazione alla rinuncia, che ha invece caratterizzato e dato forza, volontà, carattere, spirito di sacrificio ed eroismo ai nostri padri, ad alcuni di noi cinquantenni, ma che già ha cominciato a mancare ai nati dagli anni 60 in poi, anni caratterizzati dalla rilancio economico prima, dal boom economico poi, dalla affermazione dei nuovi ricchi dopo, ed ora dal fenomeno solo agli inizi di una altrettanto grave recessione economica, da un consumismo sfrenato, dalla supervalutazione del denaro e conseguentemente da un bilancio dei valori e culturale fortemente in negativo.
Il cittadino tipo, spesso, non sa rinunciare all’apparire, cambiando auto oltre le sue possibilità, accendendo prestiti per le ferie, arrivando ad infangarsi per ottenere i soldi necessari a mantenere un livello di vita al di sopra delle sue possibilità, per poi persino rinunciare ad essere onesto mentre lascia conti da pagare! Non sa rinunciare a mangiare in modo disordinato e smodato con i conseguenti problemi di obesità, diffusa anche tra i giovanissimi; non sa rinunciare allo stress da lavoro per avere sempre di più; abbocca ai sempre nuovi bisogni che gli vengono inculcati; per altri versi lavora poco e male, troppo spesso dimentico dei doveri insiti nella sua funzione, perché si sente non compreso e non adeguatamente pagato; donne e uomini non sanno neppure più accontentarsi della loro metà presi come sono da una frenesia sessuale indotta che si collega alla decadenza generalizzata di valori e costumi; accontentano su tutto i loro figli, disposti a proteggerli fino in età matura, anche nonostante loro manifesti gravi comportamenti; troppi bambini e giovani essendo stati abituati dalla nascita che ad ogni loro richiesta ha corrisposto un assenso incondizionato dei genitori, sono convinti che tutto gli sia dovuto senza alcun dovere da parte loro: cibarsi disordinatamente secondo la voglia (con la collaborazione di troppe madri che si stufano a preparare pasti in modo sano ed ordinato), essere promossi senza applicazione e sacrificio nello studio (complice una scuola che ha scambiato il diritto di tutti allo studio con il dovere di dare a tutti, comunque…, un titolo di studio), avere diritto ad un posto di lavoro anche senza averne acquisita la necessaria preparazione, vivere al di sopra delle proprie possibilità succhiando quanto resta a poveri genitori pensionati o addirittura arrivando alla violenza per ottenere ciò che vogliono; oppure, in alternativa, giungendo alla depressione, ad una vita quasi vegetativa, al suicidio.
Che società stiamo allevando? Quale domani ci attende?
Imparare fin da piccoli che è necessario rinunciare a qualche cosa ci prepara a saper scegliere tra le cose fondamentali e quelle opzionali, ci insegna il rispetto del prossimo, ci da’ la forza di superare le gravi avversità che tutti, prima o poi, incontriamo durante la vita, forma cittadini attenti e responsabili.
Ma la tv, odierno “pifferaio magico” sul libro paga del potere economico ci presenta il sogno quotidiano: come fare a salvare i nostri figli?
Anche se la lotta contro questo mostro sarà probabilmente perdente (e ci ritroveremo senza accorgercene in un girone dantesco da cui l’uscita ci costerà qualche secolo di inciviltà) la nostra cultura secolare, la nostra fede ci impongono di non mollare; solo se ogni persona attenta darà il suo contributo, senza dimenticarsene causa i pressanti problemi della quotidianità, avremo qualche speranza di traghettare questa umanità verso un futuro migliore di quello che la ragione, invece, ci fa prevedere.

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