giovedì 18 settembre 2008

Sinistra moralizzatrice

La sinistra ora tira fuori l’arma della moralizzazione.
Non mi pare proprio che questa nuova sinistra che deriva dal PCI e si è scrollata di dosso solo l’aspetto visibile più duro del Comunismo possa parlare di moralizzazione.
Moralità, dunque etica, non si intende nella civile convivenza solo come il fare atti osceni in luogo pubblico, fare la puttana o il ladro; moralità riferito alla politica sta a significare prima di tutto non piegare la verità ai propri interessi, non condizionare il pensiero della gente per usare il popolo a fini di potere e/o di interessi personali, ma vuole spesso dire fare ciò che è giusto anche se scomodo o impopolare
Non mi pare proprio che gli eredi, anche se un po’ annacquati, del 68 possano parlare di moralizzazione; loro che parlavano di amore libero e dissoluzione della famiglia, di ateismo e di religione della droga libera, al solo scopo di distruggere i più forti capisaldi della cultura sociale italiana; sono riusciti solo in parte ad eliminare quei valori che non gli permisero di farci annettere alla “madre Russia”.
Cosa c’era di morale nel fatto che personalità della sinistra fossero nel libro paga dell’ URSS ed operassero quotidianamente per farci divenire una delle repubbliche sovietiche ? Forse c’era qualcosa di morale nei picchetti delle fabbriche e delle università che bastonavano e bloccavano un padre di famiglia o uno studente che non la pensava come loro? Cosa c’era di morale nella occupazione della Scuola come mezzo per condizionare le menti dei giovani a quanto è bello il comunismo e crearne i suoi soldati? Cosa c’è stato di morale nel diploma garantito, nel 27 politico, nella lauree di gruppi di centinaia di persone che hanno creato masse di incapaci incolti ed hanno sortito l’effetto (studiato a tavolino) di annullare il valore del titolo di studio, al fine lavorativo, beffando le aspettative di tante semplici famiglie che hanno sacrificato per far laureare il proprio figlio con l’aspettativa di una sua vita economicamente migliore, costituendo nuove fasce di lavoratori da sindacalizzare e portare in piazza? Cosa c’era di morale nei medici scioperanti che lasciarono morire pazienti incolpevoli? Cosa c’era di morale negli operai che sabotavano il lavoro italiano? Cosa c’era di morale in quei pacifisti che muniti di spranghe, sanpietrini, tirapugni e molotov gridavano ed ammazzavano nostri lavoratori delle Forze dell’Ordine? Cosa c’era di morale in quei giovani per lo più di ricca famiglia che, lasciata al sicuro la Porsche, nelle manifestazioni rovesciavano ed incendiavano le utilitarie di lavoratori e le vetrine di piccoli negozianti? Cosa c’era di morale in quanti si definivano democratici e poi dicevano e facevano “ taci tu che sei fascista… e… uccidere un fascista non è reato” ? Cosa c’è di morale in quei prepotenti che vanno a disturbare un pochi di vecchi durante onoranze ai caduti? Cosa c’è di morale oggi in quei democratici sempre in cattedra unici detentori di verità e giustizia che offendono aspramente e demonizzano chiunque non la pensi come loro anche se legittimati dal voto popolare? Cosa c’è di morale in certa giustizia che diventa il braccio armato di una fazione politica? Cosa c’è di morale nel fallimento di una medicina democratica che ha illuso e poi abbandonato i malati mentali e le loro famiglie? Che cosa c’è di morale nel giustificare l’occupazione di case di povere famiglie italiane da parte di extracomunitari o nel dare maggior sostegno ai lavoratori extracomunitari per accaparrarsene le simpatie politiche, abbandonando la forza lavoro locale? Cosa c’è di morale in una tassazione che soffoca solo quella parte del popolo italiano costituita dai tanti piccoli imprenditori e quanti rischiano in proprio? Cosa c’è di morale nel non dare luogo a condanne esemplari nei confronti chi uccide, di chi scappa dopo un incidente, di chi stupra le donne, di chi soprattutto abusa dei bambini o alimenta il mercato della pedofilia?
Un capitalismo sfrenato che ha posto i soldi come unico fine della vita, ed un comunismo di bottega, sorto da una lotta fratricida e che non ha mai riconosciuto né abiurato i delitti compiti, che ha condizionato a pretendere ogni diritto senza riconoscere alcun dovere hanno rovinato l’Italia: hanno distrutto la scuola, il diritto, nella gente il senso di responsabilità e di colpa, ogni valore morale tradizionale, la famiglia, il senso dell’onestà e la religiosità; nei giovani il senso vero della vita, rendendoli pronti ad uccidere quando non sanno come passare il tempo o per soldi. Questo è un Paese in cui nessuno vuole più lavorare, tutti vogliono il titolo di studio senza fatica, un lavoro ricco, tanti soldi e soprattutto divertirsi, non fare figli, non prendersi più alcuna responsabilità, vivere solo il presente senza fede né speranza, senza più senso né voglia di futuro; e se succede qualcosa di grave negare sempre o scappare.
Certo bisogna moralizzare, ma certamente non si possono prendere lezioni da questi signori che sputano sentenze senza guardarsi indietro: si sono presentati come il baluardo contro il capitalismo, ma nei fatti hanno spartito insieme il Potere.
Chi ha mai difeso tutti quei cittadini né dipendenti pubblici, né dipendenti delle grandi aziende ? Per tale scandaloso comportamento oggi la maggior parte dei vecchi mestieri artigiani, che grande hanno fatto il nostro Paese nella Storia, sono già scomparsi.

Convegno del Senatore M. Castro di A.N a Vittorio Veneto

Certo il Professore portato al Convegno dal Senatore di AN Maurizio Castro ha fatto un’analisi precisa che ha aggiunto ai dati da tempo in possesso ai Vittoriesi l’elemento a sua detta contrastante del calo demografico, fermandosi a questa fase introduttiva senza dare soluzioni.
Dopo alcuni cittadini rappresentativi delle categorie lavorative il senatore M. Castro in un discorso di assai elevato lessico oratorio ha comunque dato un primo indicatore progettuale per la risoluzione del problema del recupero della Città indicando nella Città del Lusso e del Bello, anche architettonico, della scuola di alta qualità il nuovo ruolo della Città e ipotizzando nei 2 centri storici di Ceneda e Serravalle i nuovi poli di sviluppo economico e commerciale sia per il fallimento del Centro cittadino in tale ruolo sia per la sua impossibilità ad ospitare una nuova struttura commerciale di richiamo.
Nulla da eccepire sulla qualità della destinazione Vittoriese, sullo sognare in alto, sperando di trovare chi i sogni sarà in grado o vorrà realizzarli dato che il nostro libro dei sogni è particolarmente voluminoso…ma sul far sopportare tutta la spinta commerciale ai due centri storici qualche legittimo dubbio a chi si occupa da 30 anni di urbanistica e di politica cittadina sorge.
Tant’è che lo scrivente nel suo programma politico indicava un’alta qualità dell’architettura ed uno spinto sviluppo turistico e ricettivo propulso da grandi opere, come una seggiovia/cabinovia che vada ad unire l’area Borca, l’Italcementi, assunta a nuovo ruolo cittadino garantito da collegamento pedonale e con apposita navetta al Centro Città, con attività del tempo libero in comune di Fregona, ed un ipermercato a più piani posto in piazza medaglie d’oro o nell’attuale sede dell’ ATM, il tutto collegato alla viabilità predetta e tutt’uno nella nuova isola commerciale del centro commerciale ed amministrativo della Città, già esistente, ad iniziare da via Carducci (angolo con Visentin) e fino alla via posta a lato della piazza del popolo, in un tutt’uno con la piazza del Popolo in gran parte pedonalizzabile.
Le idee sono tante, il problema sta nel riuscire a sciogliere quei potentati che a voce applaudono al rinnovamento ma, dietro le quinte, frenano lo sviluppo cittadino solo per garantirsi intonso un mercato da una vera e propria concorrenza, manovra che ci sta portando all’esaurimento dei mercati stessi.
Complimenti comunque alla prima uscita di M. Castro, che ha avuto una grande presenza di pubblico, assortito tra tutte le tendenze politiche cittadine e la rappresentanza delle maggiori associazioni cittadine del lavoro e del sociale.
Sarà comunque dura costruire un PDL cittadino con una AN inesistente ed una Forza Italia da sempre poco organizzata e scarsamente presente (a parte l’impegno dell’amico con il camper) e con una Lega, invece assai organizzata ma, soprattutto, basata sulla forza della partecipazione di iscritti e rappresentati come militanti e volontari, e non come ospiti di qualche salotto bene.
Sarà comunque necessario costruire, anche da noi sempre indietro un po’ su tutto, una mentalità unitaria per un nuovo soggetto politico; pena la perdita della Città in favore di un centro sinistra agguerrito attento e soprattutto radicato nel Comune come già lasciano solo intravvedere i primi seri attacchi di questi giorni.

Gentilini commento su Avvenire

Il prosindaco Gentilini, se andiamo a sentire i Trevigiani, sarebbe ancora Sindaco eletto a furor di popolo; non spetta a me la sua difesa dato l’ampio stuolo di vassalli e valvassori che lo seguono, ma vorrei spendere due parole visto l’’attacco, non senza coloritura politica, che gli è giunto da Marina Corradi da Avvenire, quotidiano che lo scrivente legge ogni domenica con attenzione e piacere in una parrocchia marinara.
Certamente Gentilini usa un lessico popolano, ma per questo è amato dalla gente, certamente a mio parere ha una posizione eccessivamente severa ed intransigente con gli extracomunitari, ma mi pare che dare la colpa a lui dell’assassinio a Milano del giovane extracomunitario sia un atto di analisi superficiale dei fatti o di malafede politica.
Intanto non mi piace il fatto come oggi in presenza di criminalità dilagante si minimizzino i reati minori; certo un assassino va punito più severamente di chi ruba le frittelle, ma comunque anche quest’ultimo ha compiuto un reato, che per di più si cala su una popolazione vessata dalle tasse e problemi economici, che non trova giustizia nelle aule di giustizia per i continui piccoli soprusi fatti da chi è conscio che in questo clima vige ormai l’impunità per i delinquenti minori, da chi non ne può più di non poter lasciare aperte le finestre di casa né può starsene tranquillo a casa sua, di chi è continuamente oggetto di truffe, furti e soprusi anche piccoli.
Indubbiamente l’assenza di uno Stato che funzioni come un padre, buono giusto che da l’esempio ma anche severo quando deve, di istituzioni allo sfascio, di caduta verticale dei Valori, di decenni di politiche che hanno pensato a sfruttare l’Italia, di politiche di questi ultimi anni che appoggiano ora i cittadini italiani ora gli extracomunitari, a seconda degli interessi convenienti di parte, senza considerare che chi vive regolarmente, lavora, paga le tasse, si comporta bene ed accetta leggi costumi e tradizioni italiane ha ogni diritto ad essere comunque rispettato, ha condotto alla situazione attuale delle principali città italiane creando i presupposti per uno scontro.
Quindi siamo tutti seri ed onesti.

Flagelliamoci sempre

Qualche giorno fa, facendo sperare, Alemanno e la Russa si sono esposti difendendo l’onore della Repubblica Sociale ! Subito la doccia fredda con la controreplica di Fini sul Fascismo male assoluto e leggi razziali.
Mio padre fu volontario della Repubblica Sociale nella Decima Mas, battaglione Barbarigo a neanche 17 anni. Dopo il combattimenti di Anzio e Nettuno fu preso prigioniero e trasferito al carcere di Padova; si salvò da quei partigiani che andavano a prelevare “macelleria” solo perché irriconoscibile per gli effetti del lanciafiamme.
Tornato a casa fu tra gli organizzatori del recupero dei morti gettati nella foiba del bus de la lum in Cansiglio ed in altri anfratti carsici e dei corpi di altri infelici trucidati in vari modi nei paesi circostanti; nonostante gli orrori che gli sentii descrivere non si volse mai all’odio, operò solo per cercare di ridare dignità ai caduti ed a quanti, continuamente infangati e violentati dalla storia fatta dai vincitori, avevano tentato di salvare l’Onore dell’Italia.
Sebbene ancora ragazzo, percepivo la sua infelicità e rabbia per l’ingiustizie e le persecuzioni continuate per anni, le ipocrisie degli aggregati al carro dei vincitori, le false testimonianze dei mandanti e degli esecutori delle “epurazioni”; mai però percepii in lui cattiveria, quell’odio insano disumano e bestiale che deve aver condotto la mano di chi rastrellò torturò ed assassinò semplici cittadini di ogni età per puro gusto della violenza, per vendette personali, di chi gettò viva nella foiba una giovane donna incinta dopo averla violentata, di chi sgignazzava sparando ad uno dei due prigionieri, con le mani legate dal reticolato, fatti camminare sul tronco dell’albero in bilico sulla voragine in modo che il ferito trascinasse giù vivo il suo sfortunato compagno di sventura, il quale sicuramente avrà pregato di esser lui il fortunato a ricevere il colpo fatale. Quando mio padre descriveva i corpi dilaniati, i segni delle tremende torture con tanti maschi persino evirati prima di essere gettati nel baratro, mai sentii odio verso quei disgraziati autori materiali di tali tremende azioni che descriveva come pazzoidi e comuni delinquenti, ma percepii la sua rabbia per chi volle lasciare libera la furia degli istinti più bassi, e la grande tristezza per la drammaticità di quei tempi che pesano ancora sulle coscienze e sulla vita civile e politica italiana .
Sentii comunque viva la sua speranza nella Storia nei confronti dei subdoli mandanti, di quanti lasciarono che si compiessero tali e tanti misfatti; solo da poco se ne osa parlare da parte dei perdenti, talmente quel Periodo del Terrore li bloccò per generazioni; le prime voci credute di denuncia ci sono venute da onesti partigiani, da oppositori del regime fascista che dovettero tollerare tali eccidi, ma che non li condivisero e da qualche tempo hanno contribuito efficacemente, insieme alle confessioni in punto di morte di qualche esecutore, a far luce su quanto successe per riscrivere la Storia di Tutti gli Italiani.
Posso dunque capire che da parte di certi personaggi, correi di tali efferatezze, si cerchi pervicacemente di occultare i fatti; che in certi partiti permanga la chiara volontà di richiudere la porta alla Storia per non perdere il benefit strumentale, cui ricorrevano per mantenersi al potere, che da tempo non regge di fronte alle sfide che il Paese deve affrontare.
Non riesco invece a capire in quale strategia politica si collochi la continua autodenuncia di Fini, pur considerando che parla del Fascismo e non di Mussolini; né regge l’ipotesi di un gioco di squadra con i suoi colonnelli; come Berlusconi abbia per primo descritto il Comunismo, meraviglia solo per il rumore del silenzio di una destra che, per decenni, si è servita di anticomunisti e fans del Duce per raggiungere il potere; chi dunque ama flagellarsi, continui pure a farlo ma, per amore di giustizia e… della Storia, cominci anche a dire anche la verità sulle stragi dei Comunisti nostri e stranieri, di ebrei e non di Stalin e di tanti altri emeriti compagni, sulla bombe di Hiroscima e Nagasaki; per i Più il non farlo è ormai più dannoso che farlo.
Questo povero paese sta crollando di giorno in giorno: per ricostruirlo è d’obbligo non più rinfocolare gli odi, ma è anche necessario “aprire alla verità” senza scontri, riconoscere istituzionalmente l’onore e la dignità dei morti di ogni colore: tutti i nostri fratelli, che si sono uccisi tra di loro, ci chiedono da tempo un atto di intelligenza e di pietas solo dal quale solo può nascere la riappacificazione degli Italiani, unico possibile punto di partenza per la rinascita di una Nuova Politica seria matura e responsabile. Se invece siamo destinati al tracollo, continuiamo pure con Brenno; ma se lui incuteva paura, quanti dei vinti difendevano o non contrastavano il suo dire suscitavano ben altri sentimenti.