venerdì 6 novembre 2009

togliere il Crocefisso

Ricordo sempre una frase di mio nonno, il noto maestro Luigi Franco traduttore dell’Eneide ed educatore di tante generazioni di vittoriesi: “se non ci fosse la Religione bisognerebbe inventarla”.
Oggi i guru mediatici si riempiono invece la bocca di “laicità”.
Comunque non lasciamoci andare ai soliti lamenti contro gli stranieri, contro l’Europa, contro quanti, regolarmente e da decenni, continuano a comandare a casa nostra e ci dicono cosa dobbiamo fare, per risultare bene accetti o per poter entrare nei soliti giri dei potenti e dell’economia.
Da anni siamo in Europa, da anni non contiamo nulla, da anni questa entità di fatto politicamente inesistente (ma corrottamente unita da una mentalità di sinistra) cerca di metterci in ginocchio, di sottrarci la pizza ed il prosecco, di bacchettarci soprattutto quando riusciamo a fare meglio degli altri; e noi che avevamo le migliori maestranze operaie del mondo, la migliore scuola del mondo, la più grande tradizione automobilistica del mondo, la più grande tradizione culturale del mondo, la più grande tradizione religiosa del mondo, abbiamo distrutto tutto ciò per “adeguarci al basso”! Ed ora ci ritroviamo, per i pochi Euro che l’Europa ci ritorna, con la merda fino agli occhi ma ancora comunque supini e proni ad accettare qualsiasi cosa ci propinino o ci obblighino a subire persino contro la nostra Fede.
Ma la colpa non è di Strasburgo, né dei tedeschi dei francesi o degli svizzeri, né dei finlandesi o dei mussulmani…: la colpa è solo nostra.
Non conosciamo l’inno nazionale ma sproloquiamo sui dialetti da salvare, non siamo uniti ma la solita accozzaglia di opportunisti e codardi, facili al tradimento, con unico credo il denaro; ammirano la nostra creatività ma ci ritengono inaffidabili.
E noi lasciamo tutti comandare a casa nostra perché abbiamo bisogno di tutti anche per le cose più semplici, perché siamo divenuti talmente scansafatiche da delegare gli altri a fare ciò che dobbiamo, perché disprezziamo la fatica del lavoro ed apprezziamo la cultura mafiosa di droga usura e denaro ad ogni costo, perché non abbiamo trasmesso alcun valore a giovani ridotti alla ricerca del divertimento o, peggio, dello sballo, come unico senso della vita; egoisti ed invidiosi abbiamo perso il senso sociale della Comunità e dell’aiuto tra le persone che ci aveva fatto crescere; ma soprattutto siamo divenuti così imbecilli che non ci riteniamo sicuri se non copiamo da chi ne sa meno di noi, se non andiamo a commettere gli stessi sbagli che altri hanno commesso prima di noi, se non proviamo o non biasimiamo ogni forma di perversione mentale e sessuale alla continua ricerca di una personalità ormai perduta.
Abbiamo rinunciato ad un’Identità Nazionale, alla nostra autodeterminazione, alla difesa dei nostri valori e tradizioni, al senso della famiglia e della vita stessa per non sentirci fuori moda e isolati; e ci ritroviamo, nonostante (secondo me a causa) tutte queste sciagurate scelte opportunistiche, a dover combattere per il pane quotidiano il posto di lavoro e la pensione, per l’assenza di un futuro per i nostri figli, per la nostra stessa incolumità: incapaci di guardarci indietro e correggere il tiro.
In questo sfascio progressista-capitalista anche la Chiesa Cattolica, o meglio una parte della Chiesa, si è immersa: troppi preti sono dei burocrati miscredenti fannulloni che non sanno fare parrocchia, troppi alti prelati si sono macchiati di gravi perversioni sessuali, troppi economisti ecclesiastici hanno interpretato il loro ruolo bancario che definire eccessivamente disinvolto sarebbe puro eufemismo. Quando partecipai ad un concorso di progettazione per la Cappella di un ospedale mi lascio assai sconcertata la “preoccupazione” ecclesiastica che né la cappella né il sagrato dovevano internamente od esternamente riportare chiari simboli cristiani….onde favorire il raccoglimento di ogni malato al di là della sua religione; una preoccupazione profetica…visti i tempi, che permette altresì di risparmiare sulle presenze dei preti, tanto rari ormai, su icone ed immagini, ma senza togliere comunque le cassette per le elemosine; non in linea con quanto invece portato avanti da Benedetto XVI, Papa Ratzinger, innovativo difensore dei Valori Cristiani.
E mentre avvengono tali strappi, l’imam di Padova, mente assai più intelligente e furba, ieri diceva che è contrario a togliere il Crocefisso e che il Crocefisso è un simbolo della tradizione condiviso (forse non molto in accordo con tanti altri suoi connazionali…) dandoci una lezione di dignità.
Ormai non credo più in una nostra risorsa che forze oscure mescolate anche con la magistratura vogliono impedire. Ma chissà se qualche nuovo irredentista o nazionalista sta nascendo o crescendo per prepararsi a ridare onore e dignità a questa povera Italia. Lo spero anche se ritengo che non abbiamo toccato il fondo e chissà per quanto ancora dovremo vivere momenti sempre più bui.

Commento al Piano Casa Approvato

Una cosa positiva nel Piano Casa approvato in Consiglio C., se sarà rispettata (c’è da chiederselo visti i tempi sempre disattesi del 380), è la nuova velocità di risposta (30 gg) che la burocrazia vittoriese si è finalmente data.
Che Adriana Costantini, di sinistra, non abbia trovato gravi appigli di discussione nel Piano Casa Vittoriese, la dice lunga su un addomesticamento politico del piano che lascia disorientati.
Ne emerge una Giunta Leghista vittoriese (con un po’ di PDL) che, impastoiata tra l’impreparazione “giovanile” urbanistica ed i consigli legali di personaggi da sempre legati alla sinistra vittoriese e non solo, si è ritrovata di fatto a votare contro una normativa di PDL e Lega Nazionali e della Lega in Regione e Provincia.
Come al solito l’usuale mentalità vittoriese della paura di fare, che da decenni come una nube pesante copre la città, ha prevalso anche sulle visioni di partiti fortemente antitetici tra loro (anche se con mentalità comuni); il babau di paventate ma non concrete gravi conseguenze sul territorio, aspramente predette da improvvisati profeti di una sinistra che abbaia contro tutto ciò che non viene in mente a lei (e la misura ne è colma), ha ancora prevalso sulla forza di rigenerazione e sul coraggio, che in questo particolare momento economico e sociale dovevano emergere, dando le misure della classe politica cittadina.
Arrivando al punto di auto castrarsi impedendo qualsiasi incremento nelle aree F, di proprietà ed utilizzo pubblico.
In tutte le altre aree, con i soliti abbondanti distinguo che da sempre appesantiscono senza tangibili risultati estetici e funzionali l’efficienza dell’Urbanistica vittoriese, sono permessi incrementi del 20% .
Personalmente non sarei andato a toccare i coefficienti espressi dalle norme nazionali o regionali; piuttosto per evitare interventi sproporzionati in aree inadeguate, avrei interposto la discrezionalità di un irrobustimento dei meccanismi dello studio preventivo con simulazioni dei parcheggi (dando una grande frenata alle monetizzazioni), del traffico indotto, delle problematiche relative all’urbanizzazione ed ai servizi sul territorio: a pareri ottenuti dei vari uffici preposti si poteva semplicemente imporre la clausola del passaggio in Consiglio Comunale, sgombrando la strada a possibili “favori” e contemporaneamente esponendo pubblicamente le responsabilità di scelte giuste o sbagliate urbanisticamente socialmente ed economicamente importanti per la Città.