venerdì 21 marzo 2008

Atalmi e Gentilini

La diatriba di oggi tra la sinistra arcobaleno ed il suo candidato Atalmi e Il prosindaco Gentilini ha dato l’ennesima dimostrazione del contenuto di assoluta amoralità in cui si svolge il confronto politico: come popolo abbiamo continuo bisogno che qualcuno ci rammenti i veri valori non negoziabili poiché decenni di liberalcomunismo ci hanno depauperato di cultura, buon senso e buona educazione e rispetto. Non credo e, spero, non basti la solita frasetta, pensata da un pubblicitario rampante, “qualsiasi riferimento a…etc” aggiunta a manifesti in cui un gallo ed un maiale sono cinti da un tricolore con la frase “o lui o Atalmi”, preciso riferimento per il “Lui” al prosindaco di fatto sindaco Gentilini visto l’oggetto della campagna elettorale e delle votazioni per cui sono stati pensati prodotti ed esposti i manifesti, per togliere da responsabilità civili,penali e sociali chi conduce la politica a tale infimo profilo.
Il risultato pubblicitario sarebbe anche di modesto livello date la facilità, per l’elettore distratto (ormai la maggioranza), di confondere i manifesti con una delle tante campagne promozionali dei supermercati o di qualche produttore di salumi e di pollami, ma… seminare odio serve da sempre a raccogliere tempeste.
E cos’ l’uso scorretto del tricolore (da tempo ormai vediamo campagne offensive anche della religione in TV al solo scopo economico di vendere propinateci da novelli imbonitori che si presentano come !artisti!) da parte della sinistra arcobaleno in campagna elettorale c’è e non c’è da meravigliarsene da parte di chi ha prediletto la bandiera rossa con la falce ed il martello e per decenni ha tentato di cancellare il tricolore italiano come simbolo e come realtà nazionale operando per sottomettere l’Italia alla Repubblica Socialista Sovietica.
Trovo quindi la reazione di Gentilini consona al suo stato di Alpino e come tale onorevole e degna del rispetto, in chiara antitesi con l’amoralità diffusa e con l’assoluta assenza di senso della patria e di rispetti per i valori condivisi e non negoziabili che contraddistingue parte del popolo italiano assai diverso dalla maggioranza degli stati vicini e non che ci circondano e con cui ci relazioniamo; una delle tante motivazioni che ci ha fatto precipitare nell’elenco degli stati terzomondismi.

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