mercoledì 19 marzo 2008

Troppo ricchi e troppi poveri

Dal ’68 è iniziata la delegittimazione di famiglia, scuola, lavoro ed ordine pubblico.
Poiché a seguito della ripresa post bellica, il famoso miracolo italiano, anche la classe operaia aveva iniziato a migliorarsi, a fare le famose rate per l’acquisto della 500, la sinistra internazionale, organizzata e preveggente nel controllo e mantenimento del potere, aveva già intuito che presto avrebbe dovuto avere a disposizione una massa aggiunta di nuovi “proletari”, per incrementare le sue possibilità di conquista dell’Europa sotto la guida dell’Unione Sovietica.
Dovevano però essere ricercati nella parte che si istruiva del Paese e non nelle tumultuose masse popolari, disposte tanto ad andare in piazza con la pancia vuota quanto difficilmente gestibili con la pancia piena, mentre contemporaneamente venivano inquadrati anche i nuovi quadri di potere, sia in ambito istituzionale che in ambito militante/paramilitare.
Ecco così la “formazione” di tantissimi docenti universitari, che a loro volta hanno indottrinato generazioni di studenti condizionati all’esempio dei leaders delle brigate rosse, da tempo inseriti a tutti i livelli nella scuola, nella sanità, nella magistratura, nella burocrazia, nella progettazione e governo del territorio, anche all’interno di corpi delle forze dell’ordine.
Tutto ciò ha portato alla costituzione di una armata che per anni ha operato con coordinamento ed efficienza entro e fuori dalle istituzioni, mirante alla distruzione della borghesia, della classe media, degli intellettuali pensanti e soprattutto dei valori non negoziabili e degli usi e costumi intimamente loro connessi, mirando sempre e comunque al basso al fine di realizzare una società nuova, costituita sul modello comunista sovietico, basata su due estremi, la massa da governare ed i governanti.
Il regime del posto garantito, del 27 garantito prima e della promozione garantita poi, senza alcun vaglio di meritocrazia, del posto di lavoro in cui l’esperto prende uno stipendio quasi pari al neofita, della comprensione e solidarietà tout court a delinquenti, evasi, pedofili, clandestini, ha confuso e sovvertito l’ordine dei valori, ha determinato l’insicurezza totale della nostra civiltà, privata così di tutti i normali e necessari sistemi di controllo e garanzia di qualità di cui un consesso civile ed organizzato deve forzatamente disporre per garantire onestà e serietà delle scelte in campo istituzionale, politico, lavorativo, della ricerca scientifica, giudiziario; ha così prodotto un periodo oscuro in cui ogni tipo di etica è andato perso mancando l’esempio dall’alto e qualunque forma di controllo e sanzione governate dal buon senso e dalla rettitudine.
Il cittadino per bene, ossequioso delle leggi e dei valori, viene così devastato quotidianamente in ogni aspetto della sua vita familiare, lavorativa, civile ed economica: fa sacrifici per far studiare i figli (invece di mandarli ad imparare un mestiere) che poi una volta laureati deve mantenere ad interim; che faccia il suo dovere con più o meno zelo nel suo posto di lavoro, non gliene frega più niente a nessuno, anzi se fa più di quanto sindacalmente stabilito rischia grosso e certamente non viene promosso (si migliora solo leccando… il padrone o il dirigente); viene fermato dalle forze dell’ordine, zelanti con il cittadino come se fosse un rapinatore in fuga, mentre sciamano tra le maglie malconce della giustizia i veri crimini; il povero cittadino diventa anche oggetto di persecuzione, sfogo di frustrazioni, mentre chi erra ma non ha residenza certa sfugge tranquillamente ad ogni controllo; quando va in ospedale, spesso si vede trattato con arroganza da dipendenti pubblici che più nessuno controlla, e poi si ritrova a dover pagare per fare un esame al momento giusto, causa liste di attesa lunghissime: ma sono davvero così lunghe o, agli sportelli pubblici, impiegati compiacenti “esaltano” il problema dei tempi per dirottare i pazienti in strutture private, nelle quali i medesimi lavorano fuori orario o con cui, diciamo, collaborano? E nel frattempo il nostro cittadino spesso viene lasciato dietro, anche nell’ordine della fila e senza motivi di maggior gravità, da extracomunitari con facce certo non da “lavoratori di professione”, favoriti da zelanti infermieri e dottori che male interpretano il senso della solidarietà.
E nel frattempo tasse su tasse, mentre alcuni, astuti privi di ogni senso etico e pronti ad ogni tipo di compromesso e di azione anche se illecita, in tale situazione fuori da ogni controllo, complice il cosiddetto mercato, fanno soldi a palate; e così ricchi sempre più ricchi, a livelli inimmaginabili, ma troppi italiani sempre più poveri; con anziani e pensionati che già vivono in vera povertà se ridotti al punto di dover rubare qualcosa al supermercato per poter sopravvivere (quelli pieni di dignità sono già morti di indigenza ed abbandono): un sistema forte con i deboli e debole con i forti.
In questa finta guerra tra libero mercato e comunismo non ci sono vincitori tra la gente ma solo perdenti; è una lotta tra interessi economici e di potere, che non vuole la via di mezzo, la via che provvede attenta e con equità ai cittadini e contemporaneamente dia sviluppo e ordine al Paese, e che non permetterebbe certamente tale scempio sociale.

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