venerdì 15 maggio 2009

ancora su certi partigiani

Già nel post intitolato “flagelliamoci sempre” ho introdotto il tema dei momenti del Terrore Partigiano nelle nostre zone; desidero integrare con altre considerazioni a seguito di altre notizie comunicatemi da anziani residenti in città.
Persone vennero uccise, gettate vive con le mani legate, nel Canale della Vittoria, un canale artificiale dell’Enel che passa in città e le loro urla furono sentite di notte dai vicinanti.
A Revine persone vennero uccise a badilate.
In montagna persone furono costrette a scavarsi la fossa e poi bastonate e calpestate fino alla morte.
Manifesti, appesi ai muri delle strade, elencavano i nomi dei condannati a morte e gli pseudonimi di chi li aveva condannati; figuratevi quelle famiglie, quando vennero di notte a prelevare a casa loro il padre o dei figli o le figlie per stupri o processioni pubbliche, e il loro dolore quando già il giorno dopo i loro cari non si trovavano più.
Questi gruppi armati che, volendo darsi una parvenza di legalità mentre condannavano inappellabilmente a morte persone non in grado di difendersi né da alcuno difese, si autodefinivano tribunali, però mai firmarono le condanne né ogni altro atto con il loro nome, ma sempre si nascosero dietro nomi di fantasia, come altrettanto fecero i boia del Cansiglio e di altre foibe; esiste documentazione fotografica dei manifesti di proscrizione in cui si possono leggere sia i nomi dei condannati, sia gli pseudonimi di chi li condannò; comunque tanti anziani vittoriesi sono ben informati in merito, sia per esperienza personale sia per chiarimenti ricevuti da partecipanti dei fatti in questione, che hanno così voluto discostarsi dalle atrocità commesse, o per altre motivazioni.
A Vittorio Veneto non ci furono campi di sterminio nazzisti, anche se soldati regolari locali dopo l’8 settembre vennero deportati in campo di concentramento in Germania, tra i quali anche un mio zio; ma la caserma Gotti di Vittorio Veneto divenne invece il luogo di concentramento di prigionieri; oltre alle botte e torture, di cui persino mio nonno fu oggetto anche se in extremis fu liberato, e quindi salvato, da un partigiano suo ex allievo, partigiani prelevarono buona parte dei prigionieri per portarli nei luoghi di sterminio: molti vittoriesi e qualche sopravvissuto ricordano come le ambulanze, il mezzo usato per camuffare il trasbordo dei prigionieri dalla prigione ai luoghi di morte, andavano e venivano in continuazione portando alla morte il loro carico umano sacrificale; a tanti vittoriesi sono anche ben noti i nomi degli organizzatori di tale sterminio.
Sì, proprio di sterminio si deve parlare, perché nell’Italia del tragico momento, caduto il governo fascista e con gli Angloamericani da una parte ed i Russi dall’altra, la sinistra partigiana (agli ordini di una potenza straniera che di fatto tenterà di impadronirsi dell’Italia) per lo più con il supporto dei partigiani bianchi che individuavano le personalità da sopprimere lasciando che poi la furia rossa si scatenasse su chiunque, pianificò e tradusse nei fatti una vera e propria operazione di eliminazione fisica organizzata, città per città, di quanti avevano avuto a che fare con il fascismo, non solo per motivi politici, al fine di realizzare una vera e propria operazione di sostituzione; si pensi a quanti furono uccisi solo per sottrarre le loro proprietà, per subentrare al posto loro nei luoghi di potere, o per semplici invidie personali con tanta cattiveria.
Quando un esorbitante numero di italiani erano già stati trucidati, anche ben dopo il 45, solo allora interventi esterni mediarono per cercare di rallentare il quotidiano macello.
Non dobbiamo meravigliarci dell’operazione di sostituzione di quei tempi lontani e drammatici, dato che certa sinistra, anche in tempi più recenti, non ha esitato ad eliminare fisicamente magistrati, giornalisti, studenti ecc, ed addirittura in questi ultimi anni ha programmato ed attuato una vera e propria creazione/occupazione/sostituzione dei punti strategici al Potere, tant’è che ogni governo si trova comunque a dover fare i conti con gli apparati che gli remano contro.
Fa specie comunque apprendere che, quando un commando nazzista era in città nessun partigiano abbia mai nemmeno provato ad attaccare l’esigua ronda.
Va ricordato che lungo il Menarè, strada che congiunge Vittorio Veneto con Conegliano, vennero bloccati i resti di una colonna tedesca in fuga; uccisi i militari, alcuni partigiani si spartirono un enorme bottino d’oro, da cui trassero le basi per le loro attuali ancora maggiori fortune economiche, per cui vennero soprannominati “Conti Colonna”; mentre a Villa Chigiato altri capi si divisero casse di oro trovate presso la sede del Comando Tedesco; anche costoro però tennero per sé l’oro, in barba ai loro dogmi politici, senza dividerlo con la gente affamata.
Per chi volesse apprendere qualcosa di diverso dal panettone infarcito dai vincitori fin dalle scuole elementari, vada ad esempio a leggersi “Storia della guerra civile in Italia” di G. Pisanò ed. FPE Milano 1972 , “I giorni di Caino” di A. Serena Libreria Manzoni , “ il vero volto della Guerra Civile” da GENTE Settimanale di politica, attualità e cultura – Suppl. al n. 9 del 3 Marzo 1961 ed. Rusconi, oltre ai libri del partigiano Pansa.
Nonostante tanto odio e tragedia, ricordo che mio padre, europeista convinto, invitò a casa nostra una nota personalità locale, medaglia d’oro al valor partigiano, degnissima persona per quanto ne so, per cercare un avvicinamento tra le parti, poiché ancora in quegli anni (mi pare fosse tra il 63 ed il 65) riteneva fondamentale per il futuro di questo Paese riavviare una pacificazione e riunificazione degli uomini; anche lo scrivente qualche anno fa ci ha provato, ma senza esito; ritengo che ai tempi di mio padre la motivazione principale dell’insuccesso sia consistita negli enormi interessi economici in gioco negli alti potentati politico-economici; da allora, però, vari personaggi hanno vagabondato da una parte all’altra degli schieramenti politici, e quindi, specie nei paesi, sono rimasti per lo più solo anziani combattenti a non volere alcuna rivisitazione della storia, o perché dopo oltre 60 anni ancora imbevuti d’odio o perche preoccupati della riapertura del vero libro della Storia.
Giustizia avrebbe voluto che tutti i responsabili di atrocità, di qualunque parte, fossero condannati a pagare la giusta pena; il destino creato dagli uomini ha invece voluto, come sempre, punire solo una parte, spesso con la morte e o perseguitando persone innocenti e famiglie, e lasciare completamente impunita l’altra, per lo più non cercando i colpevoli delle note stragi, amnistiandoli quando non si era potuto evitare di cercarli (anche se l’amnistia non cancella l’efferatezza del reato… vedi la condizione del tristemente famoso partigiano detto il Biondo riguardo ai fatti di Oderzo).
Lo scrivente è della convinzione che ormai, trascorsi tutti questi anni, sarebbe comunque assurdo imprigionare anziani, o addirittura dei vecchi, ancora vivi anche se rei confessi; lo scrivente, da cristiano credente, non crede nelle vendette finali o postume ma, convinto che la Verità emerge, crede nel perdono; d’altra parte ritiene anche che chi sia sopravvissuto fino ad oggi, dopo aver commesso simili atrocità, debba aver già scontato, in vita e con sé stesso, parte della pena cui sarà poi chiamato a render conto a ben altro Giudice.

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