venerdì 31 ottobre 2008

2009 - Nuove Norme sui Beni Ambientali e federalismo?

Dal 1° Gennaio 2009 le Commissioni Comunali Integrate Beni Ambientali verranno soppresse in quanto verrà tolta la delega regionale ai Comuni; tutte le pratiche andranno dunque spedite alle Soprintendenze regionali, che dovranno formulare parere scritto di merito.
Qualcuno dirà: non cambia nulla, anche adesso le pratiche inviate alle soprintendenze attendono 60 gg. per il silenzio assenso: ma in burocrazia 2 + 2 spesso non fa quattro.
Intanto oggi le Amministrazioni Comunali inviano solo una parte dei progetti ai Beni Ambientali in attesa del famoso silenzio assenso; le progettazioni più semplici, ad esempio le pompeiane, a giudizio del Resp. del Procedimento e sentito il parere dei membri della Commissione Integrata, non vengono inviate in Soprintendenza, mentre progetti importanti, o redatti in zone particolari o beni pubblici attendono il silenzio assenso delle Soprintendenze; attualmente, il modesto numero di progetti inviati alle Soprintendenze, parte dai Comuni accompagnato dal parere di due tecnici, i cosiddetti “esperti in Beni Ambientali”, e corredato da relazione ambientale semplificata (aggettivo improprio) e copiosa documentazione fotografica allegate dal progettista.
Dal 2009 le Soprintendenze regionali, già oberate dalle pratiche relative ai beni storici e monumentali e dall’attuale mole delle predette richieste di parere dei Comuni, si troveranno ad affrontare ulteriore ed ingente incremento di lavoro, senza incremento di personale (visti i tempi…) che si rifletterà in un ulteriore aumento dei tempi, e si troveranno a dover esprimere anche un parere di merito (fatto nuovo) e non solo di legittimità; gli stessi Tecnici Comunali si troveranno ancora più oberati per istruire la pratica; i progettisti dovranno presentare documentazioni corpose per le Soprintendenze, con la relazione ambientale completa; insomma un aggravio di tempi e costi che si rifletterà sul cliente finale ma anche sui liberi professionisti; altro che semplificazione!
Cosa avverrà? Succederà come già avviene nei Comuni: secondo normativa, un cittadino dovrebbe ritirare il permesso di costruire entro 60 gg. dal deposito; in caso di silenzio dovrebbe intenderlo bocciato; ma qui non siamo in Germania, e qualunque nuova regola per alleggerire e/o velocizzare la burocrazia non sortisce effetti; e così i Comuni, non riuscendo a rispettare i termini, poco prima della scadenza inviano lettera al richiedente per interromperli; di fatto ci vogliono da 3 a 12 mesi per ritirare un permesso, e anche di più specie se il progetto prevede i pareri accessori di vari Enti sovra comunali .
Con il deposito alle Soprintendenze regionali di tutte le pratiche, per quanto tempo in più cittadino e progettista dovranno attendere il loro permesso? Le sempre maggiori lungaggini e difficoltà stufano i cittadini che spesso rinunciano ed iniziano a rivolgersi ai mercati di Slovenia, Austria e Croazia : ecco ulteriori ostacoli per l’edilizia, in grande crisi, ma di fatto ancora uno dei pochi grandi volani concreti rimasti nel paesaggio, astratto e pericoloso, di un’economia virtuale mordi e fuggi che nessuno osa regolare.
Spero non saranno questi i risultati del federalismo….Mi stupisce il silenzio della Lega.
Il Cittadino chiede semplificazione: si deve quindi accelerare ed alleggerire l’iter delle pratiche burocratiche con occhio di favore al recupero edilizio; sarebbe bastato confermare le deleghe alle Commissioni comunali Integrate con la presenza di un Membro della Soprintendenza, perché tutto l’iter progettuale dovrebbe svolgersi (il famoso sportello unico tanto decantato e che mai veramente ha funzionato) nel Comune (le Soprintendenze continuerebbero con quanto già di competenza), e contemporaneamente far approntare ai Comuni, anche col supporto delle Soprintendenze, una puntuale analisi per individuare, entro le aree di tutela generica, gli elementi architettonici e/o le sottozone effettivamente meritevoli del vincolo paesaggistico; si sarebbero così alleggerite le pratiche per una quantità di edifici e sottozone (anche se ciò pare andar contro la filosofia stessa delle aree sottoposte a tutela ambientale) con benefici effetti sulla qualità e sui tempi: se invece dal 2009 inizierà il nuovo iter i Comuni non potranno più assumersi responsabilità sui tempi né sulla qualità.
Si deve annotare comunque che, nonostante la sussistenza da anni del vincolo paesaggistico su intere porzioni delle Città, i cittadini italiani hanno visto eretti fabbricati, anche recentissimi, speculativi e di bassissime qualità estetiche ed urbane; questi stessi fabbricati, per assurdo, risulteranno sottoposti a vincolo paesaggistico anche in caso di ulteriori pratiche. Allargando il discorso oltre il vincolo ambientale, attualmente per lo più i Comuni vincolano (anche se con gradi diversi di tutela) tutti i fabbricati “vecchi”, solo per l’età, con effetti di inutile appesantimento delle pratiche anche per gli immobili senza valore artistico/ambientale; manca la cultura, e ciò appare anche dal fatto che quasi nessun Comune ritiene di vincolare opere dei primi del novecento e, in qualche raro caso, anche posteriori, benché le qualità tipologiche estetiche e “storico/artistiche” lo richiederebbero: si sono demolite scale e bagni bellissimi dei primi del ‘900, temperoni di alto valore artistico, magnifiche moderne balaustre in ferro forgiato; quale danno alla Storia futura.
Le Regioni potrebbero anche ridare la delega ai Comuni: nel caso la norma prevede che le Regioni effettuino un controllo su “chi e come” esprimerà i pareri, ma non è chiaro come; comunque il nuovo parere espresso dalle Soprintendenze, o dai Comuni su nuova delega come credo si farà, è previsto dalla norma “di merito”, con conseguenze (teoriche) sul progetto assai più vincolanti dei giudizi di legittimità fino ad ora (teoricamente) espressi : cosa difficile e di enorme responsabilità e riflesso nei confronti dei cittadini nell’esercizio dei loro diritti e funzioni.
Per non nascondersi dietro un dito…, giova comunque ricordare che le vigenti Commissioni Comunali Integrate davano già, di fatto, un giudizio di merito quando bocciavano dei progetti con la notissima formula “…non si inserisce nel contesto ambientale…”; formula a volte abusata, quando non addirittura strumento di Potere, per affaticare l’iter a progetti meritevoli di professionisti concorrenti e/o di cittadini avversari politici.
Le Comunità dovrebbero ormai aver capito che non è con il numero di leggi che si riesce a garantire un controllo di qualità ed equo, ma che imperativo è trovare, e porre ai posti di controllo, uomini di cultura ed equi, e non servi dei Poteri: al momento certo il problema maggiore…

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