venerdì 16 gennaio 2009

La pensione ai Combattenti della RSI

Nei momenti di crisi economica ci si dovrebbe preoccupare con sforzo collettivo di mettere in atto tutti i mezzi per uscirne. Ma evidentemente il Pd vittoriese, che ha gridato allo scandalo per la proposta del Governo di dare una pensione anche agli ex combattenti della Repubblica Sociale Italiana, non riesce a liberarsi del passato: non si spiega altrimenti questo intervento, dopo oltre 60 anni, dato che prima il Diessino Violante e poi persino un Presidente della Repubblica, Ciampi, hanno volontariamente riconosciuto il valore, il coraggio e l’onore dei combattenti della Repubblica di Salò (si veda su Acropolis-libera, a seguire questo post, il discorso del presidente Ciampi del 14 ottobre 2001 a Lizzano Belvedere con l’occasione della commemorazione di un capo partigiano tratto da altra fonte).
Se poi si leggono i libri di Pansa e si ascoltano i racconti di tanti Anziani delle nostre zone, tante famiglie italiane cosa potrebbero dire di quei partigiani che hanno rubato alla povera gente, che hanno seviziato ed infoibato vive persone senza distinzione di sesso né di età? E’ controproducente appellarsi a quanto scritto dai vincitori subito dopo gli eventi, le Pagine del Tempo stanno infatti riportando serenità e scrivendo la Storia.
Triste questo accanimento dopo tanti anni, persino sulle onoranze ai caduti: dare la pensione a queste persone è un atto di giustizia, dovuto, che avrebbe già dovuto essere fatto da tanto tempo, visto che l’altra Parte ha da sempre goduto di favori, privilegi e pensioni, dato che persino “braccia” di Tito pur vivendo all’estero godono di pensioni Italiane !
La copertura delle pensioni è stata approssimativamente calcolata con molta abbondanza: assai pochi sono gli ancora viventi dopo le stragi della guerra civile e di questi, quanti, pur avendo regolarmente combattuto nella RSI, potranno godere della pensione per breve periodo, data l’età minima di 83 anni, e solo se la proposta verrà subito convertita il legge? Subito dopo la guerra, nella furia di negare Tutto del passato regime, oltre a bruciare documentazioni importanti in molti casi nei Distretti si è anche provveduto a cancellare dai fogli matricolari gli anni di guerra effettivamente combattuti dai “repubblichini”…

[...Pur combattendo dalla parte sbagliata anche i fascisti repubblichini erano animati dal sentimento dell'"unità della patria'', e perciò meritano onore al pari dei partigiani. Dopo cinquant'anni è giunta l'ora della "pacificazione'' in nome dell'"unità della patria''. Questa, nella sostanza, la tesi espressa da (il Presidente della Repubblica) Ciampi il 14 ottobre (2001) a Lizzano Belvedere, sull'Appennino bolognese, durante la cerimonia di commemorazione del comandante partigiano della brigata Matteotti Antonio Giuriolo, caduto nell'inverno del 1944. "a mezzo secolo di distanza dobbiamo pur dire che questa unità era il sentimento che animò molti dei giovani che allora fecero scelte diverse (non più quindi sbagliate, ndr), e le fecero credendo di servire ugualmente l'onore della propria patria. Questa unità dobbiamo preservarla e farne in ogni nostra azione il punto di riferimento insieme alla difesa dei valori della democrazia, di libertà e di pace''.
Particolarmente commosso è stato il commento dell'ex repubblichino e attuale ministro per gli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, per il quale "le parole di Ciampi sono il suggello, l'atto conclusivo della riconciliazione nazionale a cinquant'anni dalla guerra civile che vide da una parte i combattenti contro il nazifascismo e dall'altra i giovani della Repubblica sociale, comunque uniti dall'amor di patria''. L'ex "ragazzo di Salò'' ha anche paragonato le parole di Ciampi a quelle che gli rivolse il diessino Violante, quando in chiusura di legislatura alla Camera gli disse che "noi dobbiamo tramandare i valori per i quali abbiamo combattuto da diverse parti, ma che si identificano nella storia del nostro Paese, così come si identificano nella sua vita''. "Oggi finalmente - ha concluso Tremaglia - c'è una parola definitiva che viene da Ciampi, che già in passato aveva affermato che il valore della Patria è una costante della nostra storia, dal Risorgimento a oggi''.
Così è stato il 17 febbraio dell'anno scorso, quando Ciampi si recò al "sacrario'' di El Alamein a rendere omaggio ai caduti dell'esercito di Mussolini in Nord Africa; e una settimana dopo a Trieste, quando secondo lo stesso copione recitato a Lizzano Belvedere rese contemporaneamente omaggio alle vittime del lager nazista della risiera di San Sabba e ai fascisti giustiziati dai partigiani alla foiba di Basovizza, equiparandoli a "vittime di tutti i totalitarismi". (Fonte web PMLI 24 ottobre 2001)
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