giovedì 31 luglio 2008

Gli squadristi di Ernesto Brunetta

Solo ieri sera, mi è stato fatto notare con risentimento il secondo articolo sul libro di Ernesto Brunetta, ex Consigliere DS, sullo squadrismo fascista nella Marca, che più che parlare del libro si è preoccupato di pubblicare i nomi di tanti “nonni”, benemeriti o meno del Regime, già pubblicati in altri libri precedenti, guarda caso in periodi particolari.
Lo scoop del Gazzettino era assicurato, visto che i libri si leggono meno dei quotidiani, e tanti si sono meravigliati di trovarvi i nomi di Comisso e persino quello di Carnielli e di tante altre note Famiglie Vittoriesi, personaggi di cui certamente non si può sparlare solo perché erano fascisti.
D’altronde se, come la propaganda rossa, di fronte alle piazze traboccanti di Italiani, ci ha raccontato che la maggior parte erano obbligati ad aderire da un regime violento, allora queste persone, che in piena epoca di Pryvaci si vorrebbe additare al pubblico ludibrio, ne escono per lo più giustificate; se invece ammettiamo fossero volontari senza alcuna forma di coercizione, allora non possiamo continuare a negare che tantissimi italiani entusiasti riempissero le piazze italiane.
Lo scrivente non si scompone più di tanto per l’articolo: è l’ennesima riprova dell’unica bandiera consunta di una certa fazione della sinistra, incapace di considerare onestamente anche i suoi fallimenti e le sue responsabilità, invecchiata nell’odio senza essere maturata; la pubblicazione dell’elenco con i nomi e cognomi dei Cittadini, estratto da un testo redatto durante il regime con ben altri scopi, conserva infatti, anche se solo in frazione, il sapore delle liste partigiane di proscrizione, dal 1944 in poi, con cui fu decretata e meticolosamente effettuata l’eliminazione fisica di decine di migliaia di italiani anticomunisti e non, militi, civili, donne e bambini, preti.
Ben diverso il sapore di altri libri, prendendo anche solo quelli fatti da onesti intellettuali di sinistra , in cui si è parlato del triangolo della morte e delle ragioni dei vinti, e che ancora non hanno affrontato gli eccidi del Bus de La Lum e di tante altre foibe o luoghi di tremende esecuzioni sommarie, a noi anche molto vicini, la cui responsabilità storica e morale certo non può essere scaricata sui “fascisti”.
In questa Italia, a differenza di altri paesi, si è sempre prepotentemente rifiutata una pacificazione degli animi perché, per troppo tempo, si è governato basando il mantenimento del Potere sulla perpetrazione di odio e vendetta e non sul conseguimento di risultati per il Paese: prova ne sia il fatto che siamo ancora schiavi di chi ci vende l’energia, di chi ci ha aiutato dal primo dopoguerra, incapaci di difendere i nostri prodotti dalle “interessate” restrizioni europee e dalla concorrenza sleale di paesi emergenti.

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