giovedì 18 settembre 2008

Flagelliamoci sempre

Qualche giorno fa, facendo sperare, Alemanno e la Russa si sono esposti difendendo l’onore della Repubblica Sociale ! Subito la doccia fredda con la controreplica di Fini sul Fascismo male assoluto e leggi razziali.
Mio padre fu volontario della Repubblica Sociale nella Decima Mas, battaglione Barbarigo a neanche 17 anni. Dopo il combattimenti di Anzio e Nettuno fu preso prigioniero e trasferito al carcere di Padova; si salvò da quei partigiani che andavano a prelevare “macelleria” solo perché irriconoscibile per gli effetti del lanciafiamme.
Tornato a casa fu tra gli organizzatori del recupero dei morti gettati nella foiba del bus de la lum in Cansiglio ed in altri anfratti carsici e dei corpi di altri infelici trucidati in vari modi nei paesi circostanti; nonostante gli orrori che gli sentii descrivere non si volse mai all’odio, operò solo per cercare di ridare dignità ai caduti ed a quanti, continuamente infangati e violentati dalla storia fatta dai vincitori, avevano tentato di salvare l’Onore dell’Italia.
Sebbene ancora ragazzo, percepivo la sua infelicità e rabbia per l’ingiustizie e le persecuzioni continuate per anni, le ipocrisie degli aggregati al carro dei vincitori, le false testimonianze dei mandanti e degli esecutori delle “epurazioni”; mai però percepii in lui cattiveria, quell’odio insano disumano e bestiale che deve aver condotto la mano di chi rastrellò torturò ed assassinò semplici cittadini di ogni età per puro gusto della violenza, per vendette personali, di chi gettò viva nella foiba una giovane donna incinta dopo averla violentata, di chi sgignazzava sparando ad uno dei due prigionieri, con le mani legate dal reticolato, fatti camminare sul tronco dell’albero in bilico sulla voragine in modo che il ferito trascinasse giù vivo il suo sfortunato compagno di sventura, il quale sicuramente avrà pregato di esser lui il fortunato a ricevere il colpo fatale. Quando mio padre descriveva i corpi dilaniati, i segni delle tremende torture con tanti maschi persino evirati prima di essere gettati nel baratro, mai sentii odio verso quei disgraziati autori materiali di tali tremende azioni che descriveva come pazzoidi e comuni delinquenti, ma percepii la sua rabbia per chi volle lasciare libera la furia degli istinti più bassi, e la grande tristezza per la drammaticità di quei tempi che pesano ancora sulle coscienze e sulla vita civile e politica italiana .
Sentii comunque viva la sua speranza nella Storia nei confronti dei subdoli mandanti, di quanti lasciarono che si compiessero tali e tanti misfatti; solo da poco se ne osa parlare da parte dei perdenti, talmente quel Periodo del Terrore li bloccò per generazioni; le prime voci credute di denuncia ci sono venute da onesti partigiani, da oppositori del regime fascista che dovettero tollerare tali eccidi, ma che non li condivisero e da qualche tempo hanno contribuito efficacemente, insieme alle confessioni in punto di morte di qualche esecutore, a far luce su quanto successe per riscrivere la Storia di Tutti gli Italiani.
Posso dunque capire che da parte di certi personaggi, correi di tali efferatezze, si cerchi pervicacemente di occultare i fatti; che in certi partiti permanga la chiara volontà di richiudere la porta alla Storia per non perdere il benefit strumentale, cui ricorrevano per mantenersi al potere, che da tempo non regge di fronte alle sfide che il Paese deve affrontare.
Non riesco invece a capire in quale strategia politica si collochi la continua autodenuncia di Fini, pur considerando che parla del Fascismo e non di Mussolini; né regge l’ipotesi di un gioco di squadra con i suoi colonnelli; come Berlusconi abbia per primo descritto il Comunismo, meraviglia solo per il rumore del silenzio di una destra che, per decenni, si è servita di anticomunisti e fans del Duce per raggiungere il potere; chi dunque ama flagellarsi, continui pure a farlo ma, per amore di giustizia e… della Storia, cominci anche a dire anche la verità sulle stragi dei Comunisti nostri e stranieri, di ebrei e non di Stalin e di tanti altri emeriti compagni, sulla bombe di Hiroscima e Nagasaki; per i Più il non farlo è ormai più dannoso che farlo.
Questo povero paese sta crollando di giorno in giorno: per ricostruirlo è d’obbligo non più rinfocolare gli odi, ma è anche necessario “aprire alla verità” senza scontri, riconoscere istituzionalmente l’onore e la dignità dei morti di ogni colore: tutti i nostri fratelli, che si sono uccisi tra di loro, ci chiedono da tempo un atto di intelligenza e di pietas solo dal quale solo può nascere la riappacificazione degli Italiani, unico possibile punto di partenza per la rinascita di una Nuova Politica seria matura e responsabile. Se invece siamo destinati al tracollo, continuiamo pure con Brenno; ma se lui incuteva paura, quanti dei vinti difendevano o non contrastavano il suo dire suscitavano ben altri sentimenti.

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