venerdì 6 novembre 2009

Commento al Piano Casa Approvato

Una cosa positiva nel Piano Casa approvato in Consiglio C., se sarà rispettata (c’è da chiederselo visti i tempi sempre disattesi del 380), è la nuova velocità di risposta (30 gg) che la burocrazia vittoriese si è finalmente data.
Che Adriana Costantini, di sinistra, non abbia trovato gravi appigli di discussione nel Piano Casa Vittoriese, la dice lunga su un addomesticamento politico del piano che lascia disorientati.
Ne emerge una Giunta Leghista vittoriese (con un po’ di PDL) che, impastoiata tra l’impreparazione “giovanile” urbanistica ed i consigli legali di personaggi da sempre legati alla sinistra vittoriese e non solo, si è ritrovata di fatto a votare contro una normativa di PDL e Lega Nazionali e della Lega in Regione e Provincia.
Come al solito l’usuale mentalità vittoriese della paura di fare, che da decenni come una nube pesante copre la città, ha prevalso anche sulle visioni di partiti fortemente antitetici tra loro (anche se con mentalità comuni); il babau di paventate ma non concrete gravi conseguenze sul territorio, aspramente predette da improvvisati profeti di una sinistra che abbaia contro tutto ciò che non viene in mente a lei (e la misura ne è colma), ha ancora prevalso sulla forza di rigenerazione e sul coraggio, che in questo particolare momento economico e sociale dovevano emergere, dando le misure della classe politica cittadina.
Arrivando al punto di auto castrarsi impedendo qualsiasi incremento nelle aree F, di proprietà ed utilizzo pubblico.
In tutte le altre aree, con i soliti abbondanti distinguo che da sempre appesantiscono senza tangibili risultati estetici e funzionali l’efficienza dell’Urbanistica vittoriese, sono permessi incrementi del 20% .
Personalmente non sarei andato a toccare i coefficienti espressi dalle norme nazionali o regionali; piuttosto per evitare interventi sproporzionati in aree inadeguate, avrei interposto la discrezionalità di un irrobustimento dei meccanismi dello studio preventivo con simulazioni dei parcheggi (dando una grande frenata alle monetizzazioni), del traffico indotto, delle problematiche relative all’urbanizzazione ed ai servizi sul territorio: a pareri ottenuti dei vari uffici preposti si poteva semplicemente imporre la clausola del passaggio in Consiglio Comunale, sgombrando la strada a possibili “favori” e contemporaneamente esponendo pubblicamente le responsabilità di scelte giuste o sbagliate urbanisticamente socialmente ed economicamente importanti per la Città.

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